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Il problema non è il Master & Back ma la classe dirigente isolana.

Istituito dalla Regione Sardegna nel 2006 con l’obiettivo di finanziare percorsi di alta formazione per giovani laureati sardi presso università e centri di eccellenza al di fuori dell’isola, per poi favorirne il loro rientro in Sardegna, il Master & Back, buona pratica mai compresa (ma anzi demolita) dalle ultime 4 Legislature regionali, è tornato recentemente a far discutere.

A riaprire la questione, ampiamente conosciuta dai tanti/e sardi/e aderenti al programma e dalla stessa “burocratica” ASPAL Sardegna, è stato un giovane olbiese, Carlo Ciocca, critico (a ragione) verso l’implementazione del programma.

Dopo aver frequentato un master in Olanda, a distanza di tre anni per il giovane under30 non è seguita alcuna chiamata per l’inizio della fase “Back”. Una “fregatura istituzionale”, resa più aspra dalla puntuale mancanza di empatia e di senso di servizio pubblico dell’Agenzia che, come dichiarato dal giovane under30, non ha dato supporto, limitandosi a “rimbalzare al portale online”.

Ciocca, ha poi inviato una missiva all’attuale assessora regionale al Lavoro, Desirè Alma Manca, senza ottenere risposta, anche se, come riportato nella velina della regione, dall’assessorato hanno confermato che “gli uffici lo scorso 30 gennaio hanno dato riscontro al signor Ciocca comunicandogli la presa in carico della sua richiesta segnalandola agli uffici competenti”.

Nell’occasione è intervenuta pure l’assessora Manca: “Il signor Ciocca ha partecipato a un bando che risale ad anni fa, afferente a un programma che si è rivelato inefficace e inadeguato a rispondere al fabbisogno occupazionale del territorio e al contempo a soddisfare le aspirazioni dei partecipanti. Proprio perché siamo consapevoli dei limiti strutturali del “Master and Back” tra gli obiettivi del Programma Regionale di Sviluppo abbiamo già proposto una rimodulazione dello stesso”. Detto, però, da chi ha proposto la pessima politica dei “buoni (a nulla) servizi sanitari” un tale “effort istituzionale” dovrebbe invece spaventare i/le giovani sardi/e.

Esponente del “Governo dei migliori” che ha poi affermato che si sta lavorando “per contrastare l’emigrazione, creando un ambiente favorevole per attrarre i giovani lavoratori e i giovani laureati in Sardegna”.

Un “lavoro”, però, che a distanza di 12 mesi sta dando pochi frutti come ricorda, giusto per restare in tema di gioventù, la pessima programmazione triennale per i giovani lanciata il mese scorso dalla “Giunta dei migliori”, le iniziative calate dall’alto (come confermato dallo stanziamento delle risorse regionali del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili) e dalla mancanza di ascolto delle buone pratiche regionali.

Ma, stando alla velina dell’assessora che “non si indigna più”, si sta lavorando per l’inclusione dei giovani sardi. I risultati si vedono…