Il Fondo Nazionale delle Politiche giovanili diventa triennale. Manca sempre la co-programmazione con i giovani.

Sono tutti “felici” i rappresentanti delle Regioni e delle associazioni dei comuni per il passaggio temporale deciso dalla Conferenza Unificata sul riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili. Dall’attuale base annuale si passerà alla ripartizione su base triennale ma, come sempre, non sarà modificata l’attuale governance per la spendita delle risorse per gli interventi destinati ai giovani che, come avviene da tempo, sarà decisa dall’alto e senza alcuna “obbligata” consultazione con i giovani e le organizzazioni giovanili qualificate nei vari territori del Paese.

Un modus operandi capace di mettere a regime 80 milioni di euro all’anno per la realizzazione di iniziative dal facile happy ending e di scarso impatto per l’inclusione dei giovani italiani.

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Ma c’è chi plaude al nuovo corso, a partire dal presidente dell’ANCI, Roberto Pella, che, al termine della Conferenza Unificata che ha dato il via libera all’intesa sul riparto del Fondo s base triennale anziché annuale, ha dichiarato che “si tratta di un grande passo in avanti per la realizzazione delle iniziative”, garantendo “a livello attuativo tempistiche più veloci e concrete per la realizzazione dei singoli progetti, in linea con la programmazione di Comuni e Regioni”.

Pella, strano ma vero, che ha addirittura dichiarato che attraverso questo passaggio temporale sul riparto sarà possibile, in assenza del minimo coinvolgimento dei giovani nella fase di ideazione e implementazione degli interventi calati dall’alto, “monitorare i singoli progetti e misurare il loro impatto sui giovani in maniera capillare su tutto territorio nazionale”. Pensare, invece, ad una migliore programmazione ex ante deve essere troppo difficile per le figure di spicco del Paese, senza contare l’ennesima conferma della vacuità delle dichiarazioni “per l’ascolto dei giovani” contenute negli speech e nelle narrazioni politiche del policy maker di turno.

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Se è vero, come dichiarato infine da Pella, che il “dialogo interistituzionale è un moltiplicatore di risorse e di efficacia”, continuare a privare i giovani del dialogo e dell’ascolto delle proprie esigenze non potrà mai portare beneficio, in termine di impatto e risultati, all’interno della programmazione per i giovani portata avanti da Governo, Regioni, Comuni, Città Metropolitane e Province d’Italia.

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