Il ‘canto del cigno’ di Beppe Grillo: “Possiamo essere morti fra 15 giorni”.

Come considerare l’apparizione odierna del guru del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo? Video elettorale o autentico psicodramma enunciato per un partito (guai a chiamarlo movimento di cittadini) ormai sul viale del tramonto?

Difficile scorgere una distinzione netta, se non la mera constatazione dell’ennesima geremiade sul paradigma politico nazionale – definito “vecchio” dal comico genovese – e sulle azioni persecutorie commesse ai danni del movimento da “tutto l’arco costituzionale” e dai “bulli della stampa”.

Un’azione, forse, nata con l’intento di riavvicinarsi in un momento difficile al popolo pentastellato. Un discorso intimista che prende poi la strada per il discorso civile: “Siamo in un momento caotico strano, possiamo essere morti tra 15 giorni. La cosa che so – prosegue Grillo – è che i nostri due mandati sono la nostra luce in questa tenebra incredibile. I due mandati sono l’interpretazione della politica in un altro modo, sono un antibiotico. Ci vuole l’interpretazione della politica in un altro modo”.

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Purtroppo l’esperienza del Governo Conte I e II è sotto gli occhi di tutti, non solo dei sostenitori del ferino “arco costituzionale”. Difficile, quindi, sostenere il “credito di fiducia” verso l’interpretazione “di un’altra politica” proposta dal movimento, decisamente lesiva per la produttività del Paese: Reddito di Cittadinanza docet.

Un intervento dove non è mancata, inoltre, la critica agli opportunisti della politica che aspettano di “archiviarsi in qualche ministero della Nato”, come, secondo la narrazione condivisa oggi da Beppe Grillo, nel caso del vecchio delfino, Luigi Di Maio, definito miseramente “Gigino ‘a cartelletta’ “. Inutile, però, dare addosso al carrierismo all’interno delle istituzioni senza una seria disamina degli errori di valutazione commessi negli ultimi 13 anni per la costruzione della classe dirigente pentastellata.

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Ma, come ampiamente interiorizzato, l’autocritica continua a non essere una peculiarità all’interno del “fantastico mondo” pentastellato, popolato da improbabili (per il bene del Paese) guru politici ed epigoni. Replicanti, spesso, “privi di luce propria” come ampiamente dimostrato dalle “buone pratiche” espresse nei tanti enti territoriali italiani.

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