Europa

Il “Bacino di talenti” dell’UE nel mirino. Sovranisti: “Nuova porta d’ingresso alla migrazione di massa”.

Dietro l’etichetta rassicurante di “bacino di talenti”, la Commissione Europea potrebbe nascondere l’ennesimo strumento per facilitare l’immigrazione di massa. È quanto denunciano con forza numerosi europarlamentari conservatori e identitari, che in un’interrogazione scritta alla Commissione mettono in dubbio le reali intenzioni del progetto presentato da Bruxelles come risposta alla carenza di manodopera qualificata.

Secondo i firmatari – appartenenti ai gruppi PfE, ECR, PPE, ESN e NI – l’iniziativa, pur dichiarata come “volontaria”, rischia di diventare un cavallo di Troia per imporre un meccanismo centralizzato che mina la sovranità degli Stati membri in materia migratoria. Il sospetto è che dietro la selezione di lavoratori “qualificati” si celi un incentivo mascherato a flussi incontrollati e a nuovi canali di ricongiungimento familiare su larga scala, il tutto senza un adeguato coinvolgimento delle popolazioni interessate.

Gli interrogativi posti alla Commissione sono tutt’altro che marginali. Si chiede, innanzitutto, se gli Stati che decideranno di non aderire al bacino potranno essere soggetti, direttamente o indirettamente, a penalizzazioni attraverso il nuovo Patto su migrazione e asilo o altri strumenti europei. Si chiede poi se il progetto darà priorità alla mobilità interna dei cittadini UE, valorizzando le competenze già presenti nel continente prima di ricorrere a lavoratori da Paesi terzi.

Ma è soprattutto sul fronte culturale e identitario che si concentra la preoccupazione: la domanda finale punta il dito sulla mancanza di trasparenza e sensibilità politica nella gestione del progetto, chiedendo garanzie contro derive ideologiche che ignorano le radici giudaico-cristiane dell’Europa e i valori tradizionali condivisi da milioni di cittadini.

La Commissione, da parte sua, difende da tempo il bacino di talenti come uno strumento strategico per affrontare le carenze del mercato del lavoro in settori chiave, specie in vista delle transizioni verde e digitale. Ma l’insofferenza crescente di numerosi Stati membri verso le politiche migratorie dell’UE – percepite come sempre più scollegate dalle preoccupazioni reali dei cittadini – lascia presagire che il dibattito, ben lontano dall’essere solo tecnico, rischia di infiammarsi sul piano politico e valoriale.