I controlli sulle esportazioni di beni a duplice uso in UE.
L’Unione europea controlla (in modo frammentato e poco uniforme) l’esportazione di beni e tecnologie a duplice uso, ossia prodotti che possono avere applicazioni sia civili che militari. L’obiettivo è prevenire la proliferazione di materiali e tecnologie che potrebbero essere impiegati per scopi militari o terroristici.
Chi intende esportare tali beni deve ottenere un’autorizzazione specifica, in base al Regolamento (UE) 2021/821, che stabilisce norme comuni per l’esportazione, l’intermediazione, l’assistenza tecnica, il transito e il trasferimento di questi prodotti.
L’Allegato I del regolamento elenca oltre 1.800 beni a duplice uso, tra cui apparecchiature elettroniche, macchinari, semiconduttori, sostanze chimiche e strumenti di navigazione. Ogni Stato membro è responsabile dell’attuazione e dell’applicazione delle norme, mentre la Commissione europea svolge un ruolo di coordinamento e aggiornamento delle liste attraverso regolamenti delegati.
Un sistema frammentato e poco uniforme.
Accanto all’elenco vincolante dell’Allegato I – ricorda uno studio di indagine di Marcin Szczepański – la Commissione pubblica anche due ulteriori liste di misure nazionali. Tuttavia, questa struttura parallela ha creato nel tempo un sistema disomogeneo, rallentando l’efficacia dei controlli.
Il problema è diventato ancora più urgente con la guerra ai confini dell’Europa, che ha evidenziato come tecnologie occidentali a duplice uso stiano ancora alimentando lo sforzo bellico della Russia. Proprio per questo, l’aggiornamento 2025 dell’Allegato I include nuovi elementi che Mosca ha ostacolato nei regimi multilaterali di non proliferazione.
Secondo molti analisti, questa mossa segna una maggiore centralizzazione dei poteri europei in materia di controlli alle esportazioni, segno che l’UE intende superare le resistenze internazionali e rafforzare la propria autonomia strategica.
Il quadro normativo europeo.
Il regime di controllo delle esportazioni dell’UE nasce dagli impegni internazionali per contrastare la diffusione di armi di distruzione di massa e di altri materiali sensibili.
L’attuale regolamento europeo — entrato in vigore nel 2021 — ha modernizzato le regole precedenti, introducendo nuovi criteri legati ai diritti umani e alla cybersorveglianza, oltre a una definizione più ampia delle attività soggette a controllo, come l’intermediazione e l’assistenza tecnica.
Le violazioni delle norme comportano sanzioni economiche o penali, ma l’applicazione resta in capo agli Stati membri, creando un mosaico di pratiche e tempi amministrativi differenti.
Sicurezza economica e guerra in Ucraina.
La pandemia, la guerra in Ucraina e le crescenti tensioni geopolitiche hanno spinto l’Unione a dotarsi, nel 2023, di una Strategia per la sicurezza economica. Questa si articola su tre pilastri: rafforzare la competitività europea, collaborare con Paesi partner e affini e proteggere l’economia europea da rischi e coercizioni esterne.
I controlli sulle esportazioni rientrano nel terzo pilastro e sono diventati un elemento cruciale di difesa economica e tecnologica. L’obiettivo è evitare che materiali strategici — dai semiconduttori alle tecnologie quantistiche — vengano utilizzati contro gli interessi dell’Unione.
Le inefficienze del sistema nazionale.
Un Libro bianco della Commissione del 2024 ha evidenziato, in materia, gravi carenze di trasparenza e coordinamento: gli Stati membri, infatti, non sono obbligati a consultarsi tra loro prima di introdurre controlli nazionali, e spesso adottano misure unilaterali, generando una “mappa a macchia di leopardo” di regole.
Questa frammentazione consente fenomeni di “forum shopping”, ossia l’esportazione da Paesi UE con regole meno rigide verso mercati esterni, minando l’integrità del mercato unico e la coerenza della politica economica europea.
Le risposte politiche della Commissione.
Per risolvere queste inefficienze, Bruxelles ha proposto un nuovo meccanismo di coordinamento volontario tra Stati membri, operativo dal 16 aprile 2025.
Inoltre, a fronte del blocco imposto dalla Russia ai regimi multilaterali di controllo, la Commissione ha aggiornato l’Allegato I del Regolamento (UE) 2021/821, includendo nuove categorie di beni strategici come le tecnologie quantistiche e semiconduttori, i macchinari per la produzione additiva (stampa 3D), circuiti integrati avanzati e materiali ad alta resistenza e rivestimenti speciali.
Questo aggiornamento, che entrerà in vigore dopo la revisione del Parlamento e del Consiglio (entro l’8 novembre 2025), rafforza il ruolo della Commissione nella definizione delle priorità tecnologiche sensibili.
Le opinioni degli esperti.
Secondo diversi analisti, l’ultimo aggiornamento non è solo un aggiustamento tecnico ma un passo strategico verso una vera politica industriale e di sicurezza europea.
Le nuove regole trattano settori come i chip, le biotecnologie e i materiali avanzati non più come ambiti neutri, ma come componenti cruciali della sicurezza economica.
Studi legali e think tank — come il European Council on Foreign Relations (ECFR) — sottolineano che l’UE sta gradualmente trasformando i controlli sulle esportazioni in uno strumento di politica estera ed economica, paragonabile a quello già usato da Stati Uniti e Cina.
Alcuni esperti propongono persino la creazione di una rete europea per la sicurezza economica, che unisca istituzioni e Stati membri per coordinare meglio le decisioni su tecnologie strategiche, sanzioni e misure di protezione industriale.
Il ruolo del Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo, che ha tempo fino all’8 novembre 2025 per esaminare l’atto delegato, ha già espresso più volte la necessità di rafforzare i controlli sulle esportazioni e di contrastare l’elusione delle sanzioni da parte di Paesi terzi come Cina, Turchia o Kazakistan.
In varie risoluzioni del 2023 e 2024, gli eurodeputati hanno chiesto di ampliare le sanzioni contro Russia, Iran e Corea del Nord e di impedire che componenti europei finiscano nei sistemi d’arma russi.
Per il Parlamento, una politica comune europea dei controlli sulle esportazioni è indispensabile per proteggere il mercato unico, evitare pressioni geopolitiche e rafforzare la sovranità tecnologica dell’Unione.
foto Army Sgt. Richelle Cruickshank, National Guard
