Gli animali come ‘terapia’, anche per la gestione dello stress e del trauma nei veterani.

Aiutano a placare ansia e stress e contribuiscono a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e a facilitare i rapporti sociali. Gli animali da compagnia, con la loro presenza al nostro fianco, sono in molti casi dei catalizzatori di calma e benessere. Fanno ancora di più nel caso di un supporto agli anziani che si trovano nelle case di cura e ai minori vittime di abuso o bullismo e di una presa in carico nei disturbi dello spettro autistico, nelle psicosi, anche agli esordi, e nei disturbi neuromotori (malattia di Parkinson), grazie a una sorta di ‘alleanza terapeutica’ che prende il nome di pet therapy o secondo una versione tecnica più moderna di Interventi Assistiti con gli Animali (IAA).

A fare il punto, in occasione della giornata mondiale degli animali che si celebra il 4 ottobre, sono gli esperti del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale (Scic) dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Centro, che ha partecipato nel 2015 alla redazione delle Linee Guida Nazionali per gli IAA, che definiscono gli standard formativi e operativi per la corretta e uniforme applicazione sul territorio nazionale, ha contributo nel tempo anche alla redazione di diversi protocolli per il loro utilizzo in vari contesti.

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Recentemente, in collaborazione con lo Stato Maggiore dell’Esercito, ha preso parte al progetto “Veterani in Sella”, uno dei primi studi a livello europeo a focalizzarsi sulla salute mentale dei veterani, dal quale è emerso che la relazione con un cavallo può aiutare anche nella gestione dei disturbi da stress post-traumatico.

Lo studio ha evidenziato un effetto positivo della relazione con il cavallo sulla gestione dei disturbi stress-correlati e sulle difficoltà di adattamento conseguenti agli eventi traumatici vissuti, favorendo anche le abilità relazionali interpersonali. Sono stati arruolati un gruppo di veterani per un intervento della durata complessiva di 9 mesi, durante i quali è stato effettuato un monitoraggio e la valutazione del benessere psico-fisico. I risultati hanno evidenziato miglioramenti nelle attitudini e nei comportamenti dei partecipanti (autonomia, fiducia nelle proprie capacità), ma anche nella gestione dell’ansia e nel superamento delle difficoltà interpersonali.

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“Il cane e il cavallo – sottolinea Francesca Cirulli, dirigente di ricerca del Centro di Riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità- sono nel complesso gli animali maggiormente coinvolti negli IAA poiché condividono con l’uomo una lunga storia di co-evoluzione che ha consentito loro di sviluppare un sofisticato sistema di comunicazione non verbale, che è alla base della loro capacità di interagire con il sistema emozionale umano”. La relazione con il cane può essere un aiuto valido in patologie che hanno come ambito la salute mentale al fine di ridurre sintomi di ansia, depressione o solitudine. La sollecitazione motoria ritmica fornita dal cavallo, invece, lo rendono un importante ausilio in pazienti con disturbi motori o posturali, ma anche in patologie psichiatriche complesse, con effetti benefici su funzioni adattive ed esecutive del cervello.

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