Giovani, ministro Giovannini: “Stimolare l’imprenditoria giovanile”, ovvero l’insostenibile retorica del ‘salvifico’ Pnrr.

L’imprenditoria giovanile da sempre rappresenta in Italia un ambito di improvvisazione e di soluzioni incapaci di andare al nocciolo della questione. Una regola confermata anche nell’ultimo intervento del ministro ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, al Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze che, nonostante sia sotto gli occhi di tutti la penuria di risorse proprie per gli aspiranti imprenditori under35 e l’ostacolo della normativa degli aiuti di Stato (ricorrente in tutti i bandi per le agevolazioni regionali e nazionali), ripropone la solita ‘nenia’ sulle proposte per aiutare i giovani aspiranti imprenditori italiani.

“Bisogna praticare e non solo predicare”, ha esordito Giovannini, ricordando che è stato creato all’interno del Ministero un centro per l’innovazione assumendo giovani ricercatori”…”so ragazzi”, per citare un grande attore italiano.

Monologo lontano dal merito della questione proseguito con la citazione del ‘salvifico’ Pnrr per le sorti dei giovani italiani: “dobbiamo darci un approccio sistemico, in modo da spingere le Regioni ed i Comuni a spendere le risorse secondo i criteri del Pnrr”. Basta notare la moltitudine di bandi locali per l’imprenditoria giovanile per ricevere conferma che con le attuali norme non è possibile, per i noti problemi strutturali che affliggono i giovani italiani – a partire dall’assenza di risorse proprie e di garanti – procedere con la spendita delle notevoli dotazioni finanziarie per l’imprenditoria giovanili in Italia. Ma al Bel Paese, governato da una classe dirigente poco autocritica e informata sui fatti, non interessa battere i pugni per cambiare a livello europeo la normativa sugli aiuti di Stato – tra i quali l’articolo 651 – Cosicché l’impresa resterà esclusiva prerogativa di chi ha risorse proprie o un garante disponibile a rischiare il proprio patrimonio.

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Ma per l’esponente del Governo Draghi le risorse future aiuteranno i giovani imprenditori: “Nello scenario futuro, non c’è solo il Pnrr, ma 15 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione, oltre a 80 miliardi dei prossimi fondi europei ed i fondi pluriennali di investimento. L’opinione pubblica forse non ha percepito fino in fondo l’opportunità che arriva da altri fondi, per cui la fase di programmazione non è finita”. Con molta probabilità non sono i cittadini a non aver ‘percepito’ ma, bensì, i rappresentanti delle istituzioni che , forse per dolo o ignoranza, continuano a non comprendere un punto fondamentale per sostenere sostanzialmente l’imprenditoria giovanile, ovvero che senza risorse proprie non si va da nessuna parte nel mondo dell’impresa.

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Una ulteriore conferma sulla lontananza delle azioni del Governo per i giovani si avverte anche nella successiva dichiarazione di Giovannini: “Abbiamo assoluto bisogno di stimolare l’imprenditoria giovanile. La Rete Ferroviaria Italiana, ad esempio, ha già lanciato dei bandi che recepiscono le condizioni sia per partecipare alle gare, sia per premiare le imprese che aumentano l’occupazione giovanile e femminile”…passi da gigante in un mondo globalizzato.

Immancabile, poi, l’endorsement di Leonardo Becchetti per il famigerato ‘circolo della formazione’, capace di divorare annualmente miliardi per la tanto difesa formazione sempre più apparente e poco sostanziale: “Lo spirito dei giovani ed il loro impegno sono importantissimi per creare valore, lavoro e nuove imprese ha dichiarato Leonardo Becchetti, direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile . Questi entusiasmi, però, vanno aiutati ed incentivati per sviluppare competenze che ancora non hanno completamente. Aumentando questi valori si crea generatività e, al contempo, si combatte la piaga dei Neet. Attualmente ci sono 2 milioni di giovani in Italia che né studiano, né lavorano: è la quota più alta in Europa. Questo disagio si combatte spingendoli a faticare, risalendo la scala delle competenze”. Formazione, va ricordato, strutturalmente inutile nel sostenere piani di inserimento dei giovani, escludendo l’aggiunta di nuove note nel proprio CV…numeri un po’ troppo riduttivi.

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Nel corso del festival si è poi parlato di come si inserisce NextGenerarionEu sul territorio e sul tessuto bancario: “Le Bcc – ha ricordato Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse e del Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo – sono 250 in Italia con oltre 4.000 filiali in 690 comuni. Da 140 anni raccogliamo i risparmi del territorio, trasformandolo in credito per le imprese dello stesso territorio: è quella che noi definiamo finanza geoterritoriale. Da molti anni, al centro delle nostre politiche di crescita, c’è un’attenzione alle imprese giovani. Anche un rapporto del Mise evidenzia come una grandissima parte del finanziamento destinato alle startup innovative”. Sostegni, va rimarcato, che prevedono esclusivamente prestiti a fronte delle sovvenzioni previste dalle altre voci della missione per i giovani. Ma, prosegue Gatti “NextGenerarionEu rappresenta un’opportunità straordinaria”.

Alla luce del paradigma dell’impresa giovanile in Italia, la realtà è che c’è poco da stare allegri.

foto Mit.gov.it