Giovani, l’Autorità garante: “Gli smartphone dei genitori danneggiano i bambini”.
In un’epoca dove lo smartphone sembra essere l’unico strumento di fuga dalla frenesia quotidiana, nonché coadiuvante del perverso processo educativo genitoriale, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni, non usa mezzi termini nel lanciare un duro avvertimento alle famiglie italiane.
Secondo una recente ricerca condotta dalle università di Pavia e Bicocca di Milano, in collaborazione con l’Irccs Mondino, l’uso eccessivo dello smartphone da parte dei genitori non solo danneggia le loro relazioni con i figli, ma può avere conseguenze fisiologiche devastanti per i neonati, paragonabili a uno stress fisico o mentale. Eppure, nonostante l’evidenza di questi danni, il problema sembra continuare a essere ignorato, con un numero crescente di genitori che preferiscono cedere alla tentazione della “convenienza digitale” piuttosto che affrontare le difficoltà quotidiane legate all’educazione dei propri figli.
Terragni ha sottolineato come oggi sia sempre più comune vedere madri e padri passeggiare con il loro bambino nel passeggino, completamente assorti nei loro schermi, senza nemmeno uno sguardo di complicità verso il piccolo. Un gesto che, nella sua apparente banalità, tradisce una realtà ben più preoccupante: la mancanza di una comunicazione non verbale fondamentale per lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino. Ma questa “distrazione” non è solo una questione di scarsa attenzione: rappresenta, infatti, una vera e propria rinuncia del ruolo educativo da parte dei genitori, che preferiscono mettere il proprio figlio di fronte a uno schermo anziché investire il tempo e l’energia necessari a costruire un legame forte e sano.
In Italia, il fenomeno è tanto radicato quanto preoccupante: quasi nove italiani su dieci non riescono a passare nemmeno un’ora senza controllare il proprio smartphone, con una media di oltre cinque ore e mezza trascorse ogni giorno online. Non si tratta solo di un uso sporadico, ma di una vera e propria dipendenza. Ma, come mette in evidenza l’Autorità garante, il danno non riguarda solo gli adulti: le ripercussioni sulla crescita dei bambini sono devastanti. Il deficit di interazioni dirette e autentiche, come quello “oculare”, che veicola la comunicazione pre-verbale, può compromettere, peraltro, lo sviluppo del linguaggio e del legame affettivo.
Eppure, nonostante queste evidenze, i genitori continuano a delegare la propria funzione educativa ai dispositivi elettronici, facendo spesso poco per evitare che i bambini crescano in un “mondo digitale” estraniante dalla realtà e dalle relazioni interpersonali.
La vera sfida, dunque, non è solo contrastare la tecnologia, ma riportare la centralità della famiglia come pilastro educativo. In questo scenario, la famiglia non può permettersi di essere una “famiglia basata sul telefono”, come osservato dallo psicologo Jonathan Haidt nel suo libro “La generazione ansiosa”.
La responsabilità dei genitori è chiara: il miglior presidio contro gli enormi danni causati da una “infanzia basata sul telefono” è una famiglia che torni a essere radicata nella presenza fisica e affettiva, non in base alle notifiche di un dispositivo.
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