Giovani laureati in fuga dal Sud: il Mezzogiorno perde 132mila risorse, il Centro-Nord si rafforza.
Tra il 2019 e il 2024 l’Italia ha assistito a una redistribuzione silenziosa ma profonda delle sue giovani energie più qualificate. A pagare il prezzo più alto è ancora una volta il Mezzogiorno, che in cinque anni ha perso circa 132mila giovani laureati tra i 25 e i 34 anni, tra espatri e migrazioni interne verso il Centro-Nord.
Nel dettaglio, il Sud ha perso circa 25mila giovani laureati a favore dell’estero, ma il vero salasso arriva dagli spostamenti interni: sono ben 107mila quelli che hanno scelto di trasferirsi nel Centro-Nord. Una dinamica che, pur penalizzando fortemente il Sud, finisce per rafforzare le aree più sviluppate del Paese.
Il Nord, infatti, pur avendo perso 42mila laureati verso l’estero, ha recuperato ampiamente grazie ai flussi dal Sud, ottenendo un saldo migratorio positivo complessivo di 53mila giovani qualificati. Anche il Centro ha ridotto sensibilmente la perdita netta (da -13mila a -1.000 unità) grazie all’arrivo di 12mila laureati dal Mezzogiorno.
A livello regionale, la Lombardia si conferma il principale polo di attrazione per i giovani talenti: ha perso 16mila laureati verso l’estero, ma ha guadagnato 51mila nuove risorse grazie ai trasferimenti dalle altre regioni, registrando così un saldo positivo di 35mila unità. Segue l’Emilia-Romagna con un guadagno netto di 20mila laureati.
Al contrario, la Campania è la regione più colpita: ha perso complessivamente 37mila giovani laureati, di cui 7mila emigrati all’estero e ben 30mila trasferitisi nel resto del Paese.
Il quadro che emerge sottolinea un duplice squilibrio: da un lato il persistente flusso di capitale umano qualificato verso l’estero, dall’altro la continua polarizzazione interna a favore del Centro-Nord. Le regioni meridionali continuano a investire nella formazione di giovani che poi maturano altrove il proprio percorso professionale.
Un fenomeno che rischia di aggravare le disuguaglianze territoriali, impoverendo il tessuto sociale ed economico del Sud e rendendo sempre più difficile una crescita equilibrata del Paese. Per invertire questa tendenza, appare ormai indispensabile un piano nazionale mirato a trattenere — e riportare — le giovani risorse nelle aree più fragili, attraverso incentivi strutturali, opportunità di lavoro qualificato e condizioni di vita competitive.
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