PoliticaSardegna

Giovani e lavoro: nell’Isola si continua a fare poco e nulla.

Dopo 13 mesi di Governo Todde, la situazione del mercato del lavoro in Sardegna non ha subito alcuna svolta significativa per i giovani. La regione, caratterizzata da problematiche come la precarietà occupazionale, la stagionalità in diversi settori e un invecchiamento della popolazione (con l’età media che, tra il 2012 e il 2022, è passata da 44,3 a 48,1 anni), continua a vedere un flusso costante di emigrazione giovanile, senza che siano stati compiuti passi concreti per invertire la tendenza.

Anche il “Governo dei milgiori” ha dimostrato nell’ultimo anno tutta la propria incapacità (d’altronde cosa aspettarsi da chi venderebbe pure la madre per far passare il proprio emendamento puntuale in finanziaria), confermando la minima capacità di creare sinergie tra la formazione specializzata e il settore imprenditoriale. Apriti cielo se qualcuno/a spera di sostenere l’occupazione di qualità o, peggio, incentivare il ritorno dei giovani in Sardegna.

A distanza di oltre un anno (ed è facile non essere smentiti) non si registrano ancora azioni tangibili. In un contesto in cui l’occupazione giovanile è sempre più incerta, il tanto atteso “Patto per il Lavoro”, resta solo l’ennesima proposta, senza che siano stati fatti significativi progressi nell’attivazione di una strategia concreta.

La Conferenza del Lavoro, ancora, pur essendo uno strumento teoricamente inclusivo, rimane un’iniziativa che non ha prodotto i risultati sperati, lasciando il settore in attesa di interventi legislativi che non arrivano.

Per i giovani sardi, specialmente per quelli più fragili, la situazione dunque resta sostanzialmente invariata, senza soluzioni pratiche.

Nel contesto attuale, poi, l’idea di mettere a disposizione il patrimonio culturale sardo per sostenere l’inclusione lavorativa dei giovani si sta rivelando l’ennesima boutade istituzionale. E’ più utile spendere migliaia di euro per mandare qualcuno/a a Las Vegas…

Come, con tale inerzia e assenza di politiche, si potranno creare nuove opportunità di lavoro per i giovani, stimolando l’innovazione e promuovendo lo sviluppo del territorio? Come l’impegno dichiarato in campagna elettorale (e dopo questi primi 13 terribili mesi di mandato) potrà essere mantenuto? Come la scarsa iniziativa regionale potrà favorire un’apertura multiculturale e preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo? Forse con qualche annuncio dell’Assessorato al Lavoro o, peggio, con l’ennesima operazione “busta” gestita dall’Aspal?

Le parole, come appurato al termine del primo anno di mandato di “Ale e soci” restano, purtroppo, ancora più forti delle azioni concrete.

foto Greg Montani da Pixabay.com