Giovani che non fanno nulla: in Italia il 15,2% è Neet. Solo la Romania fa peggio in Ue.
In Italia oltre un giovane su sei tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non segue alcun percorso di formazione. Sono i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), una condizione che continua a rappresentare una delle principali criticità del sistema sociale ed economico italiano.
Secondo il Rapporto annuale Istat 2025, nonostante un calo significativo di sette punti percentuali rispetto al 2019 (ci sono anche meno giovani in Italia), il Paese mantiene una delle percentuali più alte nell’Unione Europea, seconda solo alla Romania, con un tasso del 15,2%. Impossibile, d’altronde e in presenza di una classe dirigente disinteressata, rilevare numeri più confortanti nel “Bel Paese”.
La situazione si aggrava ulteriormente nel Mezzogiorno, dove l’incidenza dei Neet raggiunge il 23,3%, a fronte del 9,8% nel Nord e del 12,9% nel Centro. Il fenomeno colpisce in modo più marcato le donne (16,6% contro il 13,8% degli uomini) e risulta ancora più preoccupante tra i giovani stranieri, dove il tasso sale al 23,7%, rispetto al 14,3% dei coetanei italiani.
L’Italia, in sintesi, rimane tra i Paesi europei con le maggiori difficoltà nell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e della formazione, una fragilità strutturale che continua a compromettere lo sviluppo futuro e alimentare disuguaglianze territoriali, di genere e sociali.
foto governo.it