Europa

G7: “Sì al diritto di difesa di Israele”.

Nel pieno dell’escalation tra Israele e Iran, i leader del G7 – riuniti a Kananaskis, in Canada – hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui, riaffermando la propria posizione sulla crisi in corso, hanno, come di consueto, espresso scarso equilibrio verso le responsabilità delle parti in causa.

“Ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente. In questo contesto, riconosciamo il diritto di Israele a difendersi e rinnoviamo il nostro sostegno alla sua sicurezza”, si legge nella nota ufficiale. Eppure, basterebbe leggere qualche giornale, è stato proprio Israele ad iniziare le operazioni militari in Iran, scatenando i propri missili sulla popolazione civile, obiettivi militari e pure (giusto per non farsi mancare nulla) sulla televisione di Stato iraniana, uccidendo 4 persone. E, nonostante ciò, i “grandi 7” hanno espresso “solidarietà” al Governo di Tel Aviv, ricordando che il mondo va sempre più al contrario sotto il profilo diplomatico.

I sette grandi sottolineano però anche la necessità di garantire la protezione dei civili, segnalando come prioritaria la salvaguardia delle vite umane nei territori coinvolti dal conflitto. Ovviamente, guardando il tono dello statement, un assunto che non vale per i civili iraniani.

Nel mirino del G7, l’Iran, ancora una volta, viene definito come la “principale fonte di instabilità regionale” e, ancora, “come “centro del terrorismo”. “Siamo stati sempre chiari – si legge –: l’Iran non deve mai dotarsi di un’arma nucleare”.

Il vertice ha anche messo in evidenza i rischi connessi al prolungarsi della crisi, auspicando che essa possa trasformarsi in un’occasione per una più ampia de-escalation delle ostilità, che comprenda anche un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

foto Air Force Airman 1st Class Robert Nichols