Fondi ai comuni, la sinistra sarda insorge: ma chi li ha sputtanati quei 200 milioni senza gara?
Si grida allo scandalo, si denuncia il “governo nazionale”, si invoca la difesa delle autonomie locali. Ma intanto, tra gli scranni del Consiglio regionale, Giunta e del Parlamento romano, nessuno sembra ricordare gli oltre 200 milioni di euro “sputtanati” tra affidamenti diretti, contributi senza bando e pioggia di fondi ad amici, parrocchie e associazioni vicine ai partiti.
Una circostanza di fatto, leggendo le ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, “scagliatosi contro” il blocco della prima rata del Fondo di solidarietà comunale per il 2025. “Una catastrofe economica”, “l’ennesimo schiaffo ai sardi”, “le autonomie non si toccano”. Peccato che siano proprio le stesse istituzioni regionali – tra cui il Consiglio regionale, dove lo stesso “ancora segretario regionale del PD” è al vertice – ad aver minato la credibilità dell’autonomia con una gestione opaca e clientelare delle risorse pubbliche.
E lo stesso si potrebbe dire per le dichiarazioni del senatore Ettore Licheri (M5S), unitosi allo stucchevole coro indignato del “Governo dei casti e puri” del Campo Largo regionale: “Il Governo Meloni taglia i fondi ai comuni, il centrodestra tace, la giunta Todde agisce”. Ma il senatore avrà letto l’ultima manovra finanziaria regionale? Avrà notato, per caso, le poste inserite a favore di comuni e soggetti vari senza uno straccio di trasparenza? O quelle risorse pubbliche non vanno contate, perché gestite dalla parte “giusta”?
Licheri parla di “giustizia sociale” e loda la giunta Todde che “resiste”. Ma da cosa? Dalle proprie scelte opache? Dallo spostamento sistematico di risorse da investimenti strutturali a distribuzioni di comodo?
L’impressione è che ci si trovi di fronte a una strategia ben rodata: montare l’indignazione, costruire la narrazione dello “Stato oppressore” e poi mascherare (ma gli incapaci si fanno beccare molto facilmente!) le responsabilità locali con la retorica del popolo contro il potere. Un’operazione che poggia su un’opinione pubblica sempre più stanca, disillusa e, in certi ambienti, troppo incline ad accettare la propaganda senza farsi domande.
Il governo Meloni (anchesso decisamente agli antipodi del servizio pubblcio) avrà le sue colpe, ma scaricare tutto su Roma mentre in casa propria si bruciano milioni senza controllo è, nel migliore dei casi, ipocrisia. E nel peggiore, un insulto all’intelligenza dei cittadini sardi.