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Fisco, evasione e verità scomode: il peso delle tasse sul ceto medio e le finzioni della politica.

In Italia, il peso della fiscalità generale grava in modo sproporzionato su pochi segmenti della popolazione: i lavoratori dipendenti e i pensionati. Sono loro – 38,3 milioni di cittadini – a dichiarare il 95% del reddito complessivo, pari a 982 miliardi di euro sui 1.027 complessivi. Il risultato? Il ceto medio si fa carico del 64% dell’intero gettito fiscale del Paese.

Mentre questa parte della popolazione continua a pagare il conto più salato, il fenomeno del reddito sommerso sfugge ancora a ogni reale controllo: secondo le ultime stime, ammonta a circa 180 miliardi di euro. Una cifra enorme, che da sola basterebbe a rivoluzionare il bilancio dello Stato (se si considera una media di 30 miliardi di euro per ogni manovra finanziaria). Ma è qui che si inserisce la più grande mistificazione del discorso pubblico: la convinzione, o meglio la retorica, secondo cui basterebbe combattere l’evasione fiscale per risolvere magicamente i problemi strutturali di sanità, istruzione, ricerca e sostegno alle imprese.

Una “false flag”, per usare un termine forte ma necessario.

Consiglio regionale Sardegna
Consiglio regionale Sardegna

La realtà, infatti, è ben più complessa – e meno comoda da raccontare. Come dimostrano innumerevoli casi a livello parlamentare, regionale e perfino comunale, la politica italiana continua a drenare risorse pubbliche verso le rispettive lobby (alla luce del sole peraltro) attraverso assestamenti di bilancio e manovre finanziarie spesso orientate più alla soddisfazione di interessi particolari che a una vera redistribuzione del denaro pubblico. Il caso della Sardegna, per esempio, è emblematico: una gestione delle risorse che troppo spesso risponde a logiche clientelari e a desiderata locali, tradotti in emendamenti puntuali cuciti su misura per singoli territori o interessi. Senza contare i fondi che “i Governi dei migliori” non riescono a spendere.

Nel frattempo, la manovra finanziaria nazionale dell’ultimo anno, pari a 30 miliardi di euro, si muove ancora nel solco di scelte tattiche, senza incidere davvero sulle cause profonde della carenza cronica di risorse pubbliche.

Consiglio dei Ministri, foto Governo.it licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT
Consiglio dei Ministri, foto Governo.it licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Continuare, quindi, a puntare il dito solo contro gli evasori – per quanto gravi siano le responsabilità – senza riconoscere le colpe della bassa politica e il silenzio complice di una magistratura spesso immobile di fronte agli sperperi e alle ruberie partitiche, non è solo miope. È una forma di disinformazione, o peggio, una dichiarazione implicita di imbecillità istituzionale, riproposta in ogni salsa dalla foraggiata stampa mainstream.