Finanziamenti UE ai media, dubbi su trasparenza e imparzialità: 132 milioni erogati in modo opaco prima delle elezioni europee.
Si allarga il fronte delle polemiche attorno ai finanziamenti erogati dalla Commissione europea a testate giornalistiche in tutta Europa, a pochi mesi dalle elezioni europee del 2024. Secondo una serie di interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche (presentate dai gruppi di sinistra e destra al Parlamento europeo), sarebbero stati stanziati 132,82 milioni di euro attraverso l’intermediazione dell’agenzia pubblicitaria Havas Media France, appartenente al gruppo Vivendi.
L’origine del caso risiede nel totale oscuramento dei criteri di assegnazione, dei destinatari e delle finalità precise di questi fondi. A finire sotto accusa la Commissione von der Leyen che, secondo gli eurodeputati, avrebbe eluso le normali procedure di trasparenza e di appalto pubblico, favorendo invece un affidamento indiretto a una società privata con ampie discrezionalità. A ciò si aggiungono interrogativi ancor più gravi: i fondi sarebbero stati veicolati senza etichette di “contenuto sponsorizzato”, ponendo dubbi sull’effettiva indipendenza editoriale dei media beneficiari.
Nonostante l’entità dei finanziamenti e la loro vicinanza temporale alle urne, la Commissione ha replicato che non ha promosso alcuna campagna di comunicazione istituzionale legata alle elezioni, attribuendo l’intera regia comunicativa al Parlamento europeo. Tuttavia, i legami tra i vertici delle istituzioni e le decisioni sulla distribuzione dei fondi – secondo quanto riportato da fonti parlamentari – sembrano suggerire un coinvolgimento ben più diretto e politicamente sensibile.
La situazione mette in luce una tendenza sempre più diffusa nei media europei: il silenzio – se non la complicità – di fronte a politiche comunitarie spesso impopolari o inefficaci, a fronte di finanziamenti poco chiari. Mentre i cittadini si interrogano sull’affidabilità dell’informazione, si rafforza l’idea di un’Europa che investe milioni per costruire consenso, più che per informare realmente.
La mancata pubblicazione dell’elenco dei media coinvolti e degli importi ricevuti alimenta ulteriori sospetti: quali testate hanno ricevuto fondi pubblici, quanto e per dire cosa? Una domanda che, per ora, non trova risposte ufficiali, ma che pesa come un macigno sulla credibilità tanto della stampa quanto delle istituzioni europee.
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