Fiducia in calo nel sistema creditizio. Gli imprenditori puntano sull’autofinanziamento.
Dopo anni di scosse economiche e cambiamenti strutturali, il mondo dell’impresa sembra entrare in una nuova fase: quella dell’autofinanziamento. Sempre più imprenditori, soprattutto tra le piccole e medie imprese, scelgono di ridurre la dipendenza dalle banche e di contare sulle proprie risorse interne.
La produzione torna al centro.
Il cambio di paradigma è evidente. Se in passato il ricorso al credito rappresentava una colonna portante per la crescita aziendale, oggi il baricentro torna alla produzione. La finanza, da motore, diventa supporto. Una rivoluzione silenziosa ma profonda, che riscrive le priorità del tessuto produttivo italiano.
La sfiducia nel sistema bancario.
Il Covid-19 ha lasciato ferite profonde non solo sull’economia, ma anche nel rapporto tra imprese e sistema creditizio. Le difficoltà di accesso ai finanziamenti e le improvvise richieste di rientro post-pandemia hanno minato la fiducia degli imprenditori.
Molte aziende, soprattutto PMI, hanno pagato caro il prezzo della volatilità bancaria, scegliendo di fare un passo indietro e puntare sull’autofinanziamento come garanzia di stabilità e indipendenza.
“Ora sono le imprese a non fidarsi delle banche”.
“È il momento di ribaltare la narrazione: non è solo il sistema creditizio a non fidarsi delle imprese, ma sono gli imprenditori a non avere più fiducia in un sistema che troppo spesso non è stato al loro fianco nei momenti difficili”, afferma Giorgio Delpiano, presidente di Confapi Sardegna.
Secondo Delpiano, il cuore dell’impresa è tornato a essere la produzione, mentre il credito deve assumere un ruolo più funzionale e meno vincolante.
Geopolitica e instabilità: la prudenza come strategia.
Le tensioni internazionali e i conflitti in corso alimentano un clima di incertezza che frena le decisioni di investimento. “Viviamo un’epoca di grande instabilità”, prosegue Delpiano. “Eventi geopolitici, anche non legati a emergenze sanitarie, possono replicare le condizioni del Covid, con blocchi dei mercati e interruzioni delle forniture. In questi scenari, un’eccessiva esposizione creditizia diventa un rischio che molte imprese non vogliono più correre”.
L’effetto collaterale: meno accesso ai fondi pubblici.
Ma l’autofinanziamento, se da un lato garantisce autonomia, dall’altro può limitare la partecipazione ai programmi pubblici di sostegno. “La minore interazione con il sistema bancario”, spiega Delpiano, “sta incidendo anche sulla presentazione di domande di finanziamento legate a misure pubbliche, che spesso richiedono un cofinanziamento da parte degli istituti di credito. Il rischio è che le imprese restino escluse da opportunità di sviluppo e innovazione fondamentali per la competitività”.
Verso un nuovo modello di impresa.
La scelta dell’autofinanziamento segna quindi non solo una reazione alle difficoltà del passato, ma anche un nuovo modo di intendere l’impresa. Gli imprenditori scommettono su solidità e indipendenza, rinunciando a parte della leva finanziaria in cambio di maggiore sicurezza.
Una strategia prudente ma consapevole, che riflette l’evoluzione di un tessuto produttivo deciso a resistere alle incertezze del mercato globale e a costruire la propria crescita “da dentro”.
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