Sardegna

Fecondazione, l’allarme degli esperti: “Crolla la voglia di fare figli, servono politiche di sostegno”.

Nel 2022 in Europa i cicli di procreazione medicalmente assistita (Pma) sono diminuiti di oltre il 15% rispetto all’anno precedente. Il dato, presentato al 41° Congresso Eshre (Società europea di riproduzione umana ed embriologia) a Parigi, è stato accolto con cautela dagli stessi autori, che attribuiscono in parte il calo all’effetto della pandemia. Tuttavia, il fenomeno desta preoccupazione tra i medici della riproduzione, soprattutto in Italia, dove il desiderio di avere figli sta subendo un forte ridimensionamento.

“I trattamenti di Pma sono sempre più sicuri, efficaci e personalizzati – spiega Alberto Vaiarelli, coordinatore scientifico del centro Genera di Roma – ma il cambiamento culturale è evidente: si allontana l’idea di genitorialità e cala drasticamente la volontà di diventare genitori”.

Vaiarelli sottolinea che la riduzione dei cicli di Pma non è imputabile solo a fattori organizzativi o economici legati al post-Covid, ma riflette un problema strutturale. “Le coppie si confrontano sempre più tardi con la fertilità, e spesso non arrivano affatto a farlo. Si dilata il tempo della progettazione familiare, si rimanda e, in molti casi, il desiderio di genitorialità viene meno”.

Dal punto di vista medico, però, i tassi di gravidanza ottenuti tramite Pma restano stabili o migliorano, grazie ai progressi tecnologici. “Il calo delle nascite è però un problema sociale, diffuso in tutta Europa ma più marcato in Italia”, aggiunge Vaiarelli.

Il ginecologo evidenzia un divario sempre più ampio tra innovazioni tecnologiche e contesto sociale. “Da un lato abbiamo tecnologie all’avanguardia per sostenere anche i casi più complessi; dall’altro manca un sistema che supporti la genitorialità: mancano politiche di conciliazione e un racconto culturale che renda il diventare genitori una scelta desiderabile, soprattutto tra le nuove generazioni”.