Europa Verde Sardegna apre il congresso parlando di giovani, ma il passato recente smentisce l’impegno.
Tra promesse, slanci retorici e dichiarazioni d’intenti, il primo congresso regionale di Europa Verde Sardegna si è aperto ieri a Sassari con un messaggio chiaro: “I giovani al centro”. Un tema ricorrente negli interventi dei due neoeletti co-portavoce, Antonio Piu e Francesca Citroni, ma che stride con l’assenza – finora – di iniziative concrete a favore delle nuove generazioni da parte dei vertici del partito, sia nella precedente legislatura, quando sedevano all’opposizione, sia nell’attuale fase di governo regionale.
Nonostante i toni accesi e gli appelli a fermare l’emigrazione giovanile, la realtà è che nessuna proposta strutturale per lavoro, istruzione, formazione o politiche abitative è mai stata avanzata o concretizzata dai rappresentanti di Europa Verde in Sardegna. Una lacuna evidente che rende quantomeno discutibile il posizionamento del partito come paladino delle nuove generazioni. Nulla di nuovo e inatteso, si rimane nel perimetro della “bassa politica”. Retorica e autoreferenziale.
Nel documento programmatico presentato al congresso – sette i punti principali – si parla di lavoro dignitoso, diritto alla casa, equità sociale e ambientale, accesso alla sanità, infrastrutture digitali e mobilità sostenibile. Tuttavia, nella scorsa XVI legislatura, nessuna di queste priorità è stata portata avanti in sede consiliare da chi oggi si candida a rappresentare il “nuovo corso” dei Verdi sardi.
“Chiedere ai giovani di restare significa offrire una prospettiva”, ha detto Antonio Piu dal palco. Ma fino a oggi quella prospettiva non è mai stata definita in termini legislativi o amministrativi. Nessuna proposta normativa, nessun progetto-pilota, nessun piano d’azione regionale. E nemmeno ora, con Europa Verde al governo della Regione insieme alla presidente Alessandra Todde, è stato tracciato un percorso chiaro o individuate risorse dedicate.
Anche l’intervento della presidente della Regione – che ha definito il partito “centrale per la maggioranza” – è apparso più formale che sostanziale, senza annunciare impegni concreti, né inversioni di tendenza sui dossier cruciali che interessano le nuove generazioni.
Tra le promesse, si è parlato di “protagonismo ecologico giovanile” e del desiderio di riportare in Sardegna laureati e ricercatori partiti all’estero. Ma senza un piano industriale regionale, senza investimenti specifici su innovazione, start-up, diritto allo studio e politiche per il lavoro giovanile, anche queste affermazioni rischiano di restare nel perimetro della retorica.