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“Europa terminale: tra riarmo, crisi democratica e illusione del progresso”. Il pensiero di Spengler è sempre più attuale.

Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, a più di un secolo dalla sua pubblicazione, sembra oggi più che mai un’opera profetica. L’Europa contemporanea, che si presenta al mondo come faro di democrazia e progresso, mostra sempre più chiaramente le crepe profonde di un sistema in decadenza.

L’Unione Europea, infatti, da progetto di pace e cooperazione, sta assumendo tratti sempre più apertamente tecnocratici e autoritari: emblematico, in questo senso, è il caso tedesco, dove la crescente persecuzione giudiziaria e politica dell’AfD – partito di opposizione legittimamente eletto (20,8% dei consensi) – rivela l’ansia repressiva di un sistema che non tollera deviazioni dal consenso imposto.

Sul piano geopolitico, la direzione è quella di una corsa al riarmo sempre più accelerata, giustificata da un clima di perenne emergenza e instabilità, ma che rischia di trasformare l’Europa in un’entità militarizzata senza un vero progetto strategico autonomo. Non esiste l’unità fiscale, però tutti devono aumentare il sacrificio per l’arsenale comune. Vai a capire le politiche europee… uno scenario, sembrerebbe, dove le istituzioni europee sembrano più preoccupate a compiacere gli alleati d’oltreoceano che a salvaguardare le esigenze dei propri cittadini.

Mentre si stanziano fondi sempre più ingenti per la difesa e il riarmo, infatti, la realtà sociale dell’Europa continentale racconta un’altra storia: quella di un territorio segnato dallo spopolamento, dalla crisi demografica ormai strutturale, da un’economia che, pur se drogata da incentivi e sussidi, non riesce a garantire benessere diffuso. La povertà materiale cresce insieme a quella educativa e culturale. I giovani emigrano, i salari stagnano, e la retorica delle “opportunità europee” suona sempre più come un paravento per mascherare l’inaccessibilità crescente di reali percorsi di mobilità sociale.

A emergere è un’Europa sfilacciata, satura di istituzioni ma povera di anima, schiacciata tra l’illusione di una leadership globale e l’incapacità di dare risposte concrete a chi, dentro i suoi confini, cerca semplicemente dignità, lavoro e futuro. In questo contesto, le parole di Spengler – che parlava del passaggio dalla cultura alla civilizzazione, dalla vitalità organica alla sterile amministrazione – sembrano descrivere non un destino lontano, ma un presente che si sta già consumando sotto i nostri occhi.

foto Mediamodifier da Pixabay.com