Esodo record nel biennio 2023-2024: gli espatri italiani superano quota 190 mila, ma il saldo migratorio resta positivo grazie agli stranieri.
Il biennio 2023-2024 segna un nuovo record per le emigrazioni italiane: in media, 175 mila persone all’anno hanno lasciato il Paese, con un picco nel 2024, quando gli espatri hanno raggiunto le 191 mila unità. Numeri in forte crescita rispetto alla media annua del decennio precedente (156 mila), a conferma di una tendenza ormai strutturale che vede l’Italia perdere popolazione residente verso l’estero.
A trainare l’impennata è stata anche l’entrata in vigore della nuova normativa (Legge n. 213 del 30 dicembre 2023), che prevede sanzioni per i cittadini italiani che, pur risiedendo all’estero per oltre un anno, non risultano iscritti all’AIRE. L’effetto è stato un aumento significativo delle registrazioni ufficiali di espatrio, in particolare tra gli italiani nati all’estero.
Dal 2014 al 2024 si contano oltre 1,24 milioni di espatri di cittadini italiani, a fronte di appena 573 mila rimpatri: il saldo migratorio è costantemente negativo, con una perdita netta di circa 670 mila persone. Un dato che, se limitato agli italiani, fa riflettere sulle dinamiche di “fuga di cervelli” e sulle difficoltà di trattenere giovani e lavoratori qualificati. Di contro, la componente straniera ha mostrato un saldo attivo molto marcato: 506 mila espatri a fronte di oltre 3,1 milioni di ingressi, con un avanzo netto di 2,6 milioni.
Il Nord Italia è la principale area di origine degli espatri (51,2%), con oltre 81 mila partenze dal Nord-Ovest e 57 mila dal Nord-Est nel biennio. Seguono Sud (54 mila), Centro (47 mila) e Isole (30 mila). L’emigrazione si conferma quindi anche come dinamica interna: spesso i trasferimenti all’estero sono preceduti da spostamenti dal Mezzogiorno verso il Nord, che agisce da trampolino di lancio.
Il tasso medio nazionale di emigratorietà si attesta al 2,5 per mille nel biennio, in crescita rispetto al 2021 (1,7) e al 2022 (1,8). Al Nord, il dato sale a 3 su mille, con punte di 3,8 per mille in Trentino-Alto Adige e 4,9 per mille nella provincia di Bolzano. Al Sud, spicca il Molise con 3,9 per mille e la Calabria con 3,2. Tra le province con la più bassa propensione a partire figurano Taranto (1,4) e Caserta (1,5).
Il 55% degli espatri è diretto verso cinque Paesi europei: Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna. Tuttavia, quasi un italiano su dieci sceglie l’America Latina, dove molti naturalizzati italiani tornano nei Paesi d’origine dopo aver ottenuto la cittadinanza.
Circa un terzo degli espatriati dal Nord è nato all’estero, segno di un flusso migratorio che include anche ex-immigrati divenuti cittadini italiani. Tra il 2023 e il 2024, gli italiani nati all’estero che hanno lasciato il Paese sono stati 87 mila, pari al 30% del totale. Di questi, tre su dieci sono nati in Brasile, seguiti da Argentina (18,5%) e Marocco (5,5%). Tra le destinazioni preferite di questi espatriati figurano proprio il Brasile (15 mila partenze), il Regno Unito (11 mila) e la Spagna (9 mila).
Il dato più allarmante riguarda i giovani: tra il 2019 e il 2023, hanno lasciato l’Italia 192 mila cittadini tra i 25 e i 34 anni, a fronte di soli 73 mila rientri. Una perdita netta di 119 mila giovani. Tuttavia, l’arrivo di 348 mila giovani stranieri nello stesso periodo ha ribaltato il saldo: +229 mila unità nella fascia d’età chiave per il mercato del lavoro.
Anche sul fronte del capitale umano qualificato, la bilancia è in equilibrio. Negli ultimi cinque anni, l’Italia ha perso 58 mila laureati italiani tra i 25 e i 34 anni, ma ha guadagnato 68 mila laureati stranieri, per un saldo positivo di 10 mila unità. Tra le mete più ambite dai giovani italiani con titolo universitario spiccano Regno Unito e Germania (29 mila espatriati complessivi), seguite da Francia, Svizzera e Stati Uniti.
I giovani stranieri laureati che arrivano in Italia provengono in larga parte da Asia (33%) e Sud America (17,8%), ma anche da altri Paesi europei (15,8%) e UE (13,6%). Una risorsa fondamentale per compensare l’emorragia di competenze e sostenere un Paese che invecchia rapidamente.
In conclusione, se da un lato l’Italia continua a perdere residenti italiani — soprattutto giovani e qualificati — verso l’estero, dall’altro la crescente presenza di cittadini stranieri rappresenta una controtendenza vitale per la tenuta demografica e produttiva del Paese. Ma il saldo resta fragile, e la sfida per il futuro sarà quella di trattenere — o riportare — i talenti italiani, senza rinunciare alla spinta innovativa dell’immigrazione.