Dubbi sull’imparzialità dell’informazione: i fondi UE ai media nel mirino del Parlamento.
I finanziamenti dell’Unione Europea al mondo dell’informazione, se mai ci fosse il bisogno di rimarcarlo, tornano a far discutere. A risollevare una questione ben nota tra i palazzi del potere di Bruxelles è stata l’eurodeputata europea Virginie Joron (PfE) critica verso il fiume di denaro erogato dalla Commissione europea verso il settore dell’informazione. Stanziamenti, poco trasparenti e onerosi, che in più occasione hanno evidenziato la fragilità del pluralismo in Europa, mettendo in dubbio la compatibilità tra questi sussidi e il principio di indipendenza dei media.
Nel mirino sono finiti, in particolare, 230 milioni di euro versati nell’ultimo decennio al canale Euronews, i 133 milioni del contratto quadro per le strategie mediatiche e pubblicitarie attivo dal 2023 al 2027, e i fondi versati a gruppi come Havas (88 milioni) ed Euractiv (37 milioni). A questi si aggiungono ulteriori sovvenzioni stanziate dal Parlamento europeo attraverso la Direzione generale per la comunicazione, tra cui 9,1 milioni di euro destinati a media nazionali nel solo 2023. Ma, guardando ai bandi indetti alle varie rappresentanze della Commissione nei vari Paesi Ue, il problema potrebbe avere dimensioni ancora maggiori.
Secondo Joron, l’ammontare dei contributi pubblici, distribuiti a emittenti, agenzie, giornalisti e fact-checker, solleva il rischio di una crescente dipendenza finanziaria da Bruxelles, che potrebbe minare la capacità di svolgere un’informazione critica e indipendente, specie nei confronti delle istituzioni europee. E chiede alla Commissione di chiarire quanti fondi siano stati effettivamente erogati nel biennio 2023-2024, a chi siano andati e se anche media con posizioni apertamente critiche abbiano ricevuto sostegno.
La Commissione, nella risposta firmata il 4 luglio 2025 dalla commissaria Henna Virkkunen, respinge le insinuazioni di parzialità. “Tutti i finanziamenti – assicura – vengono erogati attraverso bandi pubblici trasparenti, consultabili sul portale del Financial Transparency System, e mirano a rafforzare il giornalismo di qualità e la libertà di espressione nel rispetto dei più alti standard etici. Ogni sovvenzione è soggetta al rispetto delle normative europee e nazionali, comprese quelle elettorali, e i fondi europei non rientrano nelle regole sugli aiuti di Stato, poiché disciplinati da meccanismi che evitano distorsioni della concorrenza”.
Resta però aperta una questione di fondo: in un’epoca in cui la fiducia nei media è sempre più fragile, può l’Unione Europea continuare a finanziare direttamente l’informazione senza alimentare il sospetto di influenze politiche?
foto Copyright European Union 2021/Marc Dossmann