Divario retributivo tra sessi: ecco la legge UE per la trasparenza salariale.

Nonostante il principio della parità di retribuzione sia sancito dall’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europeo, il divario retributivo di genere nell’Unione continua ad attestarsi attorno al 14% (2019), con variazioni significative tra i Paesi UE. Una realtà sulla quale proverà a intervenire la legge attualmente in fase di negoziazione tra le istituzioni UE.

Con l’approvazione del suo mandato negoziale approvato martedì, il Parlamento è pronto, infatti, ad avviare i negoziati con i governi UE sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni.

Nel testo adottato – con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni -, i deputati affermano di voler abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali. Propongono infatti che le aziende UE con almeno 50 lavoratori dovrebbero vietare le condizioni contrattuali che impediscono ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione, ed invece divulgare ogni divario retributivo di genere esistente al loro interno. Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere, dicono i deputati.

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Se le informazioni sulle retribuzioni rivelano un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d’azione per garantire la parità.

Inoltre, i deputati chiedono alla Commissione di creare una denominazione ufficiale per le aziende che non presentano un divario retributivo di genere.

I deputati sostengono, in particolare, la proposta della Commissione di spostare l’onere della prova sulle questioni legate alla retribuzione al datore di lavoro. Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c’è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore.

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Per la relatrice Samira Rafaela (Renew Europe) “oggi siamo più vicini verso l’eliminazione del divario retributivo di genere in Europa. In Parlamento, abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio tra la garanzia del diritto all’informazione per le lavoratrici e la limitazione degli oneri inutili per le aziende. In questo modo possiamo rendere la parità di retribuzione per uno stesso lavoro una realtà per le donne in Europa”.