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Discriminazioni tra media stampati e digitali negli appalti pubblici.

Le direttive europee 2014/24/UE e 2014/25/UE prevedono alcune esenzioni dalle regole sugli appalti pubblici per i fornitori di servizi audiovisivi e radiofonici.
Tuttavia, queste stesse esenzioni non si applicano ai media a stampa e ai portali digitali, che pure operano nell’interesse pubblico e sotto la responsabilità editoriale di professionisti dell’informazione.

La conseguenza è una disparità di trattamento: i fondi pubblici destinati a campagne di informazione o pubblicità istituzionale possono essere utilizzati con maggiore flessibilità per radio e TV, ma non per giornali o siti web d’informazione, rendendo più complesso sostenere economicamente questi ultimi.

L’interrogazione di Sunčana Glavak (PPE) alla Commissione Europea.

In una domanda scritta, l’eurodeputata Sunčana Glavak (Partito Popolare Europeo) ha chiesto alla Commissione se, nell’ambito della futura revisione delle direttive sugli appalti pubblici, intenda estendere le esenzioni anche ai media stampati e digitali.

Secondo Glavak, tali testate svolgono una funzione pubblica analoga a quella dei media audiovisivi, garantendo un’informazione professionale e responsabile. In un contesto digitale sempre più esposto alla disinformazione e all’impatto dell’intelligenza artificiale, sostiene l’eurodeputata, è cruciale rafforzare e sostenere i media indipendenti che operano secondo standard democratici.

L’importanza di un trattamento equo per i media professionali.

La proposta di Glavak nasce dalla constatazione che i media professionali — giornali, riviste e portali online — sono spesso esclusi dai flussi di finanziamento pubblico riservati alle campagne di comunicazione istituzionale.

Tale esclusione rischia di penalizzare l’intero settore dell’editoria tradizionale e digitale, già sotto pressione per la crisi economica e per la competizione con piattaforme di contenuti non sempre affidabili.
Garantire pari trattamento normativo rispetto a radio e televisione, sostiene la deputata, significherebbe riconoscere il ruolo dei media scritti come pilastri della democrazia e della corretta informazione.

La risposta della Commissione Europea.

Nella risposta fornita il 10 ottobre 2025 dal vicepresidente Sébastien Séjourné a nome della Commissione Europea, viene ricordato che le motivazioni dell’esclusione dei servizi audiovisivi e radiofonici dall’ambito di applicazione della direttiva 2014/24/UE sono chiarite all’articolo 10(b) e nel considerando 23.

Tali eccezioni si giustificano in ragione della valenza culturale e sociale di questi servizi, che rendono non appropriata l’applicazione delle regole ordinarie degli appalti pubblici.

Verso una revisione delle direttive sugli appalti.

Il vicepresidente Séjourné ha confermato che, come annunciato nelle Linee guida politiche 2024-2029, la Commissione sta valutando una revisione complessiva delle direttive del 2014 in materia di appalti.
Una volta completata la fase di valutazione, l’esecutivo europeo considererà misure e opzioni concrete per elaborare una nuova proposta legislativa, che potrebbe includere anche una revisione del campo di applicazione delle direttive, come auspicato da Glavak.

Il sostegno ai media indipendenti resta una priorità (ma solo sulla carta).

Più in generale, la Commissione ribadisce che il sostegno e la protezione dei media indipendenti rappresentano una delle priorità politiche dell’Unione Europea. Peccato, però, rilevare bandi non accessibili paradossalmente proprio per i media indipendenti in Ue.

foto kalhh da Pixabay.com