Diritti delle minoranze, il Parlamento UE incalza la Commissione: “Serve una strategia per fermarne il declino”.
Oltre 50 milioni di cittadini europei appartengono a minoranze linguistiche o nazionali tradizionali. Una ricchezza culturale e identitaria che l’Unione Europea definisce “fondamentale”, ma che continua a essere sottoposta a pressioni, marginalizzazione e declino. A lanciare l’allarme è un gruppo trasversale di eurodeputati, che ha rivolto alla Commissione una serie di interrogativi sulla tutela di questi gruppi, chiedendo un impegno più concreto e strutturato da parte di Bruxelles.
Gli europarlamentari – provenienti da gruppi come PPE, Renew, S&D, ECR, Verts/ALE e Non Iscritti – denunciano che, negli ultimi quarant’anni, oltre due terzi delle minoranze linguistiche e nazionali in Europa hanno registrato un calo significativo, con poche eccezioni in controtendenza. Un’erosione che, sottolineano, non riguarda solo le lingue, ma anche tradizioni, cultura e identità locali.
La richiesta principale avanzata alla Commissione è chiara: servono politiche europee più efficaci per tutelare e promuovere le minoranze tradizionali, analoghe a quelle messe in campo per altri gruppi vulnerabili, partendo da un sostegno economico più incisivo contro le discriminazioni e politiche ad hoc per contrastare il declino demografico e culturale delle minoranze.
Nella risposta fornita il 5 giugno 2025 dal commissario McGrath, la Commissione riconosce sì il valore fondamentale del rispetto dei diritti delle minoranze – sancito dagli articoli 2 e 21 dei Trattati UE – ma non prevede di ampliare il Rapporto sullo Stato di diritto per includere la protezione delle minoranze.
La risposta di Bruxelles conferma, quindi, l’ennesimo “paradosso democratico” europeo: l’UE riconosce l’importanza delle minoranze, ma manca di strumenti vincolanti e di una vera strategia comune per proteggerle. Un vuoto normativo che alimenta frustrazione tra le comunità locali e nei territori storicamente abitati da minoranze autoctone.
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