Deepfake e minori: come proteggere i più vulnerabili nell’era dell’IA generativa.
L’esplosione dei contenuti generati con l’intelligenza artificiale, noti come deepfake, sta ridefinendo le sfide della sicurezza digitale, ponendo in particolare i minori in una posizione di estrema vulnerabilità. Dalle immagini manipolate alla pornografia sintetica, dai rischi di truffa alle violazioni della privacy, i contenuti deepfake stanno proliferando in rete, con un’impennata prevista a 8 milioni di contenuti condivisi nel 2025, rispetto ai 500.000 del 2023.
Se da un lato la tecnologia si evolve con rapidità, dall’altro la legislazione fatica a tenere il passo, creando un pericoloso vuoto normativo, soprattutto quando sono in gioco la tutela dei bambini, la sicurezza online e il diritto alla privacy.
Le risposte legislative globali iniziano a emergere, ma risultano ancora frammentate e insufficienti. La Cina – ricorda un recente lavoro di indagine di Mar Negreiro per il Parlamento europeo – ha imposto l’obbligo di watermarking sui contenuti generati dall’IA per combattere la disinformazione, mentre il Regno Unito, con la riforma dell’Online Safety Bill, ha reso reato penale la creazione di abusi sessuali simulati su minori, anche quando non condivisi.
Negli Stati Uniti, diversi stati hanno aggiornato i codici penali per vietare la produzione, il possesso e la distribuzione di deepfake a sfondo sessuale con minori. Anche in Spagna, sono già attive disposizioni per punire la CSAM generata con IA.
In Unione europea, il Regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act) riconosce il rischio dei contenuti sintetici per la fiducia nelle informazioni e ha introdotto obblighi di trasparenza. In particolare, l’articolo 50(4) impone l’etichettatura dei contenuti deepfake. Tuttavia, mancano linee guida precise, e alcune eccezioni potrebbero indebolirne l’efficacia, come nel caso di contenuti sottoposti a revisione editoriale.
Altri strumenti normativi, come il Digital Services Act (DSA), mirano a rendere le piattaforme online più sicure, imponendo obblighi di mitigazione dei rischi – soprattutto per i minori – ai grandi operatori digitali. Inoltre, la Direttiva 2024/1385 contro la violenza sulle donne include anche la protezione da immagini deepfake non consensuali.
Una proposta in corso di revisione riguarda la Direttiva sulla lotta contro l’abuso sessuale sui minori, con l’obiettivo di includere esplicitamente i contenuti CSAM generati da IA. Il Parlamento europeo, attraverso la commissione LIBE, ha già espresso parere favorevole.
Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) pone l’UE in prima linea nella tutela della privacy, ma quando si tratta di bambini, l’efficacia delle norme dipende dalla loro capacità di comprendere i rischi. Gli esperti avvertono che i minori tendono a condividere dati personali con chatbot o app IA senza piena consapevolezza, aprendo la porta a falsificazioni, furti d’identità e truffe vocali (vishing). In questo contesto, l’educazione alla privacy da parte dei genitori e il rafforzamento delle impostazioni dei social media diventano fondamentali.
Mentre la tecnologia avanza, l’educazione rimane lo scudo più potente. L’alfabetizzazione all’intelligenza artificiale (AI literacy) si configura come un pilastro strategico per permettere ai bambini di riconoscere i contenuti manipolati e navigare online in modo sicuro. Tuttavia, secondo i dati, oltre il 60% degli adolescenti frequenta scuole senza policy chiare sull’uso dell’IA, e molti insegnanti non hanno ricevuto una formazione adeguata.
Organismi come l’OCSE e la Commissione europea stanno lavorando a un quadro comune sull’AI literacy, atteso entro il 2026, mentre l’UNICEF chiede politiche educative più ambiziose, per formare cittadini digitali consapevoli fin dalla scuola primaria.
Alcuni esperti raccomandano di aggiornare i codici di condotta scolastici, includendo riferimenti espliciti alla creazione e condivisione di immagini deepfake a sfondo sessuale, come parte integrante delle politiche contro il cyberbullismo e le molestie.
Il fenomeno dei deepfake richiede, dunque, una risposta rapida, integrata e multilivello: tecnica, educativa, normativa e culturale. Servono strumenti “safe by design”, obblighi stringenti di trasparenza, controlli sull’uso dell’IA da parte dei minori, educazione civica digitale e un quadro normativo europeo chiaro e armonizzato.
In gioco non c’è solo la lotta contro un nuovo tipo di contenuto illecito, ma la salvaguardia del diritto dei bambini a crescere in un ambiente digitale sicuro, etico e rispettoso della loro dignità.
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