Sardegna

Cyberbullismo, l’incubo silenzioso degli adolescenti: quasi il 9% dei maschi lo subisce con continuità.

Connessi sempre, protetti mai. È questo il paradosso in cui si muovono milioni di adolescenti italiani. Oltre il 90% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni passa almeno due ore al giorno online, ma quello che per molti adulti è un ambiente neutro di socializzazione o svago, per un numero crescente di giovani si trasforma in una trappola di umiliazioni, minacce e isolamento. È il volto digitale del bullismo: il cyberbullismo, una delle piaghe più diffuse – e meno visibili – tra i minori.

Secondo l’ultima indagine Istat, quasi il 34% degli adolescenti italiani ha subìto almeno un atto vessatorio online nel corso del 2023. E se per molti si tratta di episodi isolati, per una quota non trascurabile di giovani il problema è sistemico: il 7,8% riferisce di essere stato bullizzato online con cadenza almeno mensile. La forbice si allarga tra i generi: sono i maschi a subire con maggiore frequenza, con un preoccupante 8,9% che dichiara episodi ricorrenti, contro il 6,6% delle ragazze.

Non si tratta solo di insulti via social o messaggi offensivi in chat. Il bullismo digitale spesso ricalca le dinamiche offline, fino a sovrapporsi a esse: oltre il 30% dei giovani ha dichiarato di aver subito atti di bullismo sia nel mondo reale che in quello virtuale. Solo il 3,8% ha sperimentato violenze esclusivamente online. Segno che la connessione tra le due dimensioni è stretta, e che il virtuale è diventato l’estensione naturale della realtà relazionale dei ragazzi.

Ma il bullismo non colpisce tutti allo stesso modo. A esserne maggiormente vittime sono i giovani di origine straniera. Quasi il 27% dei ragazzi stranieri subisce vessazioni con cadenza più che mensile, rispetto al 20,4% dei coetanei italiani. E le differenze si fanno ancora più marcate nel cyberbullismo: quasi il 40% degli stranieri ha subito almeno un atto offensivo online, contro il 33,3% degli italiani.

Al vertice di questa classifica di vulnerabilità si trovano i ragazzi ucraini e rumeni, con rispettivamente il 44,5% e il 42,8% che riferiscono episodi di cyberbullismo. Seguono i cinesi, con dati elevati sugli atti online ma più contenuti offline, e poi gli albanesi e i marocchini, che presentano livelli inferiori alla media su entrambi i fronti. In altre parole, l’appartenenza etnica continua a essere un fattore di rischio, spesso amplificato da dinamiche discriminatorie e pregiudizi persistenti.

Anche la forma degli attacchi cambia a seconda del genere. I maschi sono più frequentemente vittime di insulti diretti (oltre 7 punti percentuali di scarto rispetto alle femmine), ma anche di esclusione sociale digitale (19% contro il 16,6%). Una dinamica che mostra come, anche nell’ambiente virtuale, il bullismo mantenga caratteristiche di genere: il maschio viene attaccato frontalmente, la ragazza più spesso marginalizzata o isolata.