Alla scoperta del lato oscuro dei Beatles.

Conosciuti ovunque, i Beatles sono la band mainstream per eccellenza. A distanza di 50 anni dal loro scioglimento, i loro album continuano a essere venduti in milioni di copie ogni anno, le loro canzoni sono presenti in un numero incalcolabile di colonne sonore, spot, programmi radiotelevisivi. Non c’è persona che non conosca almeno una canzone dei fab four. Eppure i Beatles hanno rappresentato un fenomeno musicale articolato e complesso che andava ben oltre i dati di vendita. Negli anni 60 la musica pop rock era ancora un territorio in gran parte inesplorato e questo consentiva una libertà creativa impensabile ai giorni nostri. I Beatles tale libertà se la presero tutta. Ciò ha fatto si che i Fab Four siano stati molte cose insieme: boy band ante litteram, gruppo sperimentale, artisti psichedelici, hard rockers, pop singers; l’elenco potrebbe continuare a lungo. Oggi vogliamo esplorare un aspetto della band di Liverpool poco noto ed estremamente inquietante nel quale le canzoni si intrecciano con orribili fatti di sangue e macabre coincidenze: il lato oscuro dei Beatles. Un lato che, come un fiume carsico, riemerge in numerose canzoni, copertine, citazioni, immagini. In questo articolo ci concentreremo su alcuni episodi fra i tanti della discografica e della biografia beatlesiana.  

A partire da Rubber Soul (1965), gli album dei Beatles diventano opere musicali nei quali, accanto a canzoni di successo, troviamo brani sperimentali  e “undergound”, frutto di una ricerca che si avventura in territori oscuri e di difficile comprensione.  Il primo  LP nel quale emerge il lato oscuro dei Beatles è certamente “Revolver”. Considerato dai critici un capolavoro assoluto, l’album contiene diverse canzoni di grande interesse. Il tema principale dell’album sono le droghe, raccontate in almeno quattro brani, inclusa la famosissima “Yellow Submarine” (nel gergo degli sballoni newyorkesi  una pillola gialla che veniva assunta immersa in un bicchiere di super alcolici). Il brano che in questa ricerca ci interessa maggiormente è quello di chiusura: “Tomorrow Never Knows”. La canzone, ispirata al libro tibetano dei morti, è un vero e proprio mantra nel quale una sezione ritmica ipnotica è accompagnata da strumenti registrati al contrario. “lascia tutti i pensieri / arrenditi al vuoto / è luccicare / è luccicare”, cosi canta con voce profetica John Lennon in un brano che oggi come nel 1966 suona sconcertante.

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Nello stesso anno i Beatles pubblicano “Yesterday and Today” un’antologia di successi che resterà celebre per la querelle legata alla foto di copertina. Inizialmente questa doveva essere un’immagine dei Beatles, vestiti da macellai, ricoperti di sangue e circondati da brandelli di carne e pezzi di bambole. Una chiara derisione della fase “adolescenziale” della band, oggetto della raccolta, che i Beatles si erano appena lasciata alle spalle. A causa delle pressioni della casa discografica la copertina venne coperta da un’immagine posticcia.

The BeatlesIl 1967 è l’anno della pubblicazione di “SGT Pepper’s lonely hearts Club Band”, il più importante LP della band, primo concept album della storia e ritenuto l’LP pop rock più influente di sempre. Anche in questo caso la canzone di maggiore interesse è l’ultima: “A day in the life”. Il brano combina allucinazioni lisergiche con il racconto di un fatto di cronaca realmente accaduto: la morte per incidente stradale dell’erede della Guinness, rampollo dell’alta società e amico personale dei Beatles. Il brano contiene due interventi orchestrali nei quali gli strumentisti suonano senza partitura da una nota bassa a una altissima creando un effetto apocalittico da giudizio universale. Il brano si chiude con pesante accordo di pianoforte al quale, dopo alcuni secondi di silenzio, segue un suono in una frequenza udibile solo dai cani e infine un macabro loop con la ripetizione ossessiva di un una filastrocca per bambini.

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Il 1968 è l’anno del “White Album”, l’album più controverso della produzione beatlesiana e primo doppio LP della storia. In questo lavoro il lato oscuro dei Beatles esce dalla dimensione musicale e sfocia, involontariamente, in orribili fatti di sangue. L’album contiene “Helter Skelter”, brano rock di durezza estrema con una lunga coda rumoristica che si conclude con un urlo. Charles Manson, guru di una setta hippie chiamata “the family”, riteneva che la canzone contenesse un messaggio segreto a lui rivolto. Nell’agosto del 1969 Manson e alcuni membri della setta si introdussero nella villa di Roman Polanski a Beverly Hills uccidendo brutalmente Sharon Tate, moglie del regista all’ottavo mese di gravidanza, e le persone che si trovavano con lei nell’abitazione.  Dopo aver compiuto il massacro Manson scrisse più volte “Helter Skelter” alle pareti con il sangue delle vittime. All’interno di questa terribile vicenda c’è una coincidenza che rende il tutto più inquietante e rafforza l’alone “maledetto” dei Beatles. L’omicidio venne perpetrato come punizione nei confronti di Roman Polanski colpevole, a detta degli assassini, di aver dileggiato Satana nel film “Rosemary’s baby”. Il film era ambientato nel “Dakota”, edificio neogotico del centro di New York, nel quale John Lennon visse gli ultimi anni della sua vita e dove venne colpito a morte l’otto dicembre 1980.  

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Anche l’ultima testimonianza del lato oscuro dei Beatles si rifà alla morte di John Lennon con un’ulteriore incredibile coincidenza. Una coincidenza forse più triste che inquietante. Dopo essere stato colpito da Mark Chapman , John Lennon venne portato in fin di vita al “Roosvelt Hospital”. Il medico che coordinava la squadra di primo soccorso, grande fan dei Beatles, raccontò poi che nel momento in cui Lennon venne dichiarato morto l’impianto di filodiffusione musicale dell’ospedale trasmise “All my loving “ dei Beatles il cui primo verso recita: << Close your eyes and I’ll kiss you /Tomorrow I’ll miss you>>. Una coincidenza anche in questo caso incredibile ma, del resto, se le leggende sono tali ci sarà pure un motivo.

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