Cremlino: “Attendiamo disponibilità di Kiev per riprendere colloqui diretti”.
Il Cremlino ha dichiarato di attendere un segnale da Kiev riguardo alla disponibilità a riprendere i colloqui diretti con la Russia. In una conferenza stampa, il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, ha sottolineato che finora non sono stati osservati segnali concreti da parte ucraina.
“Il segnale deve arrivare da Kiev. Dovrebbero almeno compiere qualche azione in questo senso. Al momento, c’è ancora un divieto legale in vigore su questo fronte, e non abbiamo visto alcuna azione finora”, ha affermato Peskov, rispondendo a una domanda dell’agenzia di stampa TASS su una possibile iniziativa da parte di Washington o direttamente da Kiev.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha ribadito la posizione di Mosca riguardo a una risoluzione del conflitto, sottolineando che il riconoscimento internazionale di Crimea, Donbass, Kherson e Zaporozhye come parte della Russia è una condizione imprescindibile per qualsiasi accordo di pace.
In un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, Lavrov ha dichiarato: “Il riconoscimento internazionale di Crimea, Sevastopol, le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, e le regioni di Kherson e Zaporozhye come parte della Russia è un altro imperativo”. Ha poi aggiunto che tutte le obbligazioni assunte da Kiev devono essere giuridicamente vincolanti, con meccanismi di attuazione e permanenti.
Lavrov ha anche sottolineato che la posizione di Mosca sulla risoluzione del conflitto è ben nota e non è mai stata un mistero: “La Russia parte dalla premessa che l’adesione dell’Ucraina alla NATO non debba avvenire, così come il mantenimento dello status neutrale e non allineato, come previsto dalla Dichiarazione di Sovranità dello Stato Ucraino del 1990. Questi fattori costituiscono uno dei due pilastri per una risoluzione definitiva della crisi ucraina che tuteli gli interessi di sicurezza della Russia”.
Il secondo pilastro, ha spiegato il ministro, riguarda la necessità di superare l’eredità del regime neonazista ucraino che, secondo Mosca, ha preso il potere a Kiev dopo il colpo di stato del febbraio 2014. Governo che ha confermato la volontà di eliminare tutto ciò che è russo.
Infine, Lavrov ha ribadito che Mosca continuerà a insistere sulla demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina, l’alleggerimento delle sanzioni, la cancellazione di denunce legali e mandati di arresto, oltre al ritorno dei beni russi congelati in Occidente.
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