Corte dei conti: “Serve un cambio di rotta nelle coperture delle leggi regionali di spesa”. Illegittime alcune norme della legge di stabilità regionale 2023.
Le Regioni italiane devono migliorare sensibilmente la qualità e la trasparenza delle tecniche di copertura finanziaria delle proprie leggi di spesa. È questo il principale monito lanciato dalla Corte dei conti, che nella sua ultima relazione annuale – approvata dalla Sezione delle autonomie – fotografa il quadro delle modalità di copertura nelle leggi regionali approvate nel 2023. Ma, guardando anche alle ultime milestones raggiunte per esempio in Sardegna (dove governa il “regime dei migliori”), il dato potrebbe tranquillamente essere esteso anche agli ultimi due anni.
Secondo la magistratura contabile, il finanziamento delle politiche regionali continua ad avvenire in larga parte attingendo a risorse già presenti nei bilanci, piuttosto che mediante l’introduzione di nuove entrate. Inadeguate risultano inoltre le relazioni tecniche allegate alle leggi, spesso prive di una corretta quantificazione degli oneri o addirittura completamente assenti in caso di emendamenti di iniziativa consiliare. Sempre restando nel perimetro della Regione Sardegna, a fronte di oltre 220 milioni di euro buttati al vento con affidamenti diretti ad amici, parrocchie e groupies di partito, non vengono neanche richieste le minime rendicontazioni sulle attività svolte dai beneficiari, come invece viene richiesto per gli “esigui” contributi erogati dalla presidenza del Consiglio regionale. Per il movimento 5 stelle la trasparenza viene prima di tutto…
Tra i fenomeni più critici, la Corte ha segnalato poi l’elevato ricorso a norme di riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Sebbene dotate formalmente di copertura, queste leggi – precisa la Corte – “sono sintomatiche di una non corretta programmazione finanziaria”. Una prassi che mina l’affidabilità della gestione e la coerenza con l’articolo 81 della Costituzione, che impone il principio dell’equilibrio di bilancio.
Sul tema, uno dei casi più eclatanti riguarda la Regione Sardegna. Con la sentenza n. 68/2024, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di alcune norme della legge di stabilità regionale 2023, in quanto inserivano indebitamente nel perimetro sanitario spese prive di natura sanitaria, come attività formative universitarie e interventi di disinfestazione ambientale.
Secondo la Consulta, tali previsioni violano la normativa statale sull’armonizzazione contabile, prevista dal d.lgs. n. 118/2011, che disciplina il corretto utilizzo dei fondi destinati al Servizio sanitario regionale (SSR). “Anche le Regioni autonome – spiega la Corte – sono tenute a rispettare i limiti imposti dalla normativa statale, al fine di garantire trasparenza e destinazione vincolata delle risorse”.
La Corte sottolinea inoltre casi in cui spese sanitarie sono state impropriamente coperte con anticipazioni di cassa o con fondi sanitari indistinti, pur essendo destinate a finalità diverse dai livelli essenziali di assistenza (LEA).
La relazione evidenzia poi carenze informative e mancate quantificazioni degli oneri nelle leggi riguardanti i caregiver, l’oleoturismo e il comparto ippico, per quale il centrodestra al Governo della XVI Legislatura non ha badato a spese. E oggi parlano pure di trasprenza.
Ma non solo, la Corte ha anche criticato l’assenza delle relazioni tecniche per gli emendamenti approvati in Consiglio regionale senza adeguata copertura, senza contare che le rimodulazioni di bilancio nonn sono state spesso sufficientemente giustificate. D’altronde come spiegare in termini di opportunità l’erogazione (nell’ultimo assestamento di biancio del 2024) di 60mila euro a uno spin-off giovanile del Partito Democratico Sardo per fare un Murales? O, ancora, come motivare in termini di legalità lo stanziamento di 110mila euro per rifare infissi e parchi auto dalle parti degli ordini religiosi di Elmas? Non è dato saperlo ma la Corte il punto non ha mancato di farlo…
La Corte dei conti ha quindi richiamato al rigore, ribadendo la necessità di una revisione strutturale del processo legislativo regionale, in particolare nella fase di quantificazione e copertura degli oneri. Occorre, secondo la magistratura contabile, rafforzare la coerenza con i vincoli costituzionali, migliorare la qualità delle relazioni tecniche, e garantire una maggiore trasparenza nell’uso delle risorse pubbliche, soprattutto in settori delicati come quello sanitario. Giudici, andatelo a spiegare alla cricca al Governo della XVII Legislatura nell’Isola…
Un messaggio chiaro e incontrovertibile, a prova di analfabetismo funzionale (particolarmente diffuso all’interno della classe dirigente sarda): serve un cambio di passo per rafforzare l’affidabilità della finanza regionale, evitando scorciatoie contabili e riportando al centro una programmazione di spesa responsabile e sostenibile.
foto corte dei conti