Corridoio di Lachin. La risposta azera: “Astenersi da azioni e dichiarazioni”.
La dichiarazione del 19 gennaio del Ministro degli Affari Esteri dell’Islanda, e presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Thórdís Kolbrún Reykfjörd Gylfadóttir, sulla situazione intorno alla strada Lachin, non rifletterebbe la la realtà sul campo secondo quanto dichiarato nell’ultima nota del ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian.
“Le proteste contro le attività economiche e militari illegali sul territorio dell’Azerbaigian sono un diritto dei cittadini azerbaigiani e dovrebbero essere rispettate – si legge nella nota del MAE azero -. Tali dichiarazioni non contribuiscono alla pace nella regione e portano ad un aumento delle tensioni. Le affermazioni sulla presunta chiusura della strada Lachin e la creazione di una “catastrofe umanitaria” nella regione sono infondate. Nell’ultimo periodo, i circa 800 veicoli, tra cui i convogli del contingente di mantenimento della pace russo e del Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC), così come i veicoli dei servizi medici di emergenza armeni che hanno attraversato la strada senza ostacoli, dimostrano ancora una volta che la strada non è chiusa. Inoltre, non sussistono impedimenti alla fornitura di beni o alla prestazione di servizi medici necessari per uso dei residenti locali. Ancora, come abbiamo ripetutamente affermato, il governo dell’Azerbaigian è pronto a risolvere prontamente tutte le esigenze umanitarie che i residenti armeni potrebbero avere”.
Da qui la richiesta del MAE al Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa di garantire l’imparzialità e di “astenersi da azioni e dichiarazioni che danneggerebbero la pace nella regione”.