Contrasto alla mafia: la “decaduta” parla di legalità ma la sua maggioranza dispensa milioni ad amici e groupies.
A parole, legalità. Nei fatti, affidamenti diretti da oltre 22 milioni di euro agli amici di partito. È questo il paradosso che si consuma oggi in Sardegna, mentre la presidente della Regione, Alessandra Todde, sventola la bandiera dell’antimafia.
Sì, perché mentre in piazza Vittorio Emanuele a Nùoro si celebrava – giustamente – la memoria di Falcone e dei suoi uomini, negli ultimi mesi (vedi l’ultima variazione di bilancio approvata in Consiglio regionale dalla “maggioranza dei migliori”) si perfezionavano gli ennesimi atti amministrativi (in totale linea di continuità con il passato) che poco hanno a che fare con la trasparenza e la lotta all’illegalità.
La stessa presidente Todde che oggi parlava di “valori di legalità e solidarietà” è a capo di una maggioranza che ha – ricordiamolo – elargito, senza gara, decine di milioni in affidamenti diretti, che guarda caso finisce per premiare fedelissimi e amici di corrente. Quindi, antimafia sì, ma lasciamo correre in Consiglio.
Alla cerimonia di questa mattina, organizzata dalla Polizia di Stato con l’associazione DonatoriNati, la presidente ha pronunciato frasi solenni: “Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che se le istituzioni repubblicane oggi sono salde lo dobbiamo anche al sacrificio di Giovanni Falcone”. Parole nobili, certo. Ma stride – e non poco – sentire discorsi sull’onestà istituzionale – e su chi ci ha lasciato la pelle – mentre la propria maggioranza approva affidamenti senza passare da un bando pubblico, nel più classico degli stili clientelari.
“Dobbiamo tenere alta la guardia contro il malaffare, che oggi si annida nella corruzione, nelle rapine, negli omicidi”, ha detto la Todde agli studenti. Nessun riferimento, però, al fatto che proprio la corruzione amministrativa – quella fatta di favoritismi, appalti opachi, e porte girevoli tra politica e affari – è il terreno più fertile per l’illegalità moderna. Quella che non fa rumore, ma che consuma risorse pubbliche giorno dopo giorno, spingendo, paradossalmente, verso la spirale della povertà e della disperazione.
Perché ricordare Falcone e Borsellino è giusto e doveroso. Ma farlo mentre si alimentano meccanismi opachi, che calpestano ogni principio di imparzialità e legalità, è una contraddizione che offende la memoria stessa di quei magistrati. A proposito di colleghi. Ma dove sono finiti i magistrati lo scorso novembre 2024 quando si dava il via proprio all’ultima variazione di bilancio?