Contenuti politici e satira sotto la lente del Digital Services Act.
Cresce la preoccupazione tra europarlamentari e osservatori per la gestione dei contenuti politici online sotto il Digital Services Act (DSA). Secondo alcune fonti, durante un workshop riservato della Commissione Europea tenutosi a maggio 2025, la frase “we need to take back our country” sarebbe stata indicata come possibile hate speech, nonostante il suo uso diffuso in contesti politici negli Stati Uniti.
La sessione avrebbe affrontato anche temi delicati come umorismo, satira e meme, e come la moderazione dei contenuti potrebbe applicarsi a materiali che esprimono opinioni politiche o criticano chi detiene il potere. Secondo quanto riportato, una ONG avrebbe suggerito la rimozione di tutti i contenuti giudicati “dannosi o d’odio”.
Gli eurodeputati, tra cui Ondřej Knotek, Jaroslav Bžoch e Tomáš Kubín, hanno chiesto alla Commissione chiarimenti sulla presunta classificazione della frase come hate speech e sulle basi giuridiche di tale valutazione. Hanno inoltre sollevato dubbi su come il DSA possa tutelare la legittimità dell’espressione politica, comprese satira e umorismo, e sul ruolo dei cosiddetti trusted flaggers nella moderazione dei contenuti.
La vicenda riapre il dibattito su libertà di espressione e regolazione digitale, in un contesto in cui la linea tra discorso politico legittimo e contenuto d’odio resta controversa e sotto stretta osservazione europea. Nel frattempo, destano preoccupazione anche i copiosi finanziamenti alla stampa mainstream europea, mirati alla propaganda (nonché all’esclusione delle opinioni diverse) e alla difesa del pensiero unico (e acritico) europeo.
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