Sardegna

Clima rovente, trebbiatura di grano al ribasso: -3,7 milioni di tonnellate.

Il caldo anomalo e la siccità continuano a lasciare il segno nei campi italiani. A pagarne il prezzo è anche la produzione di grano, con la trebbiatura che segna un calo rispetto alla media, nonostante un lieve recupero rispetto al disastroso 2024. È quanto emerge da un’analisi congiunta di Coldiretti e CAI – Consorzi Agrari d’Italia, che stimano una produzione di 3,7 milioni di tonnellate di grano duro per la pasta, mentre quella del grano tenero si fermerà sotto i 2,5 milioni di tonnellate, seppur con una qualità complessivamente buona.

A soffrire di più è stata ancora una volta la Puglia, e in particolare la provincia di Foggia, tradizionalmente considerata il “granaio d’Italia”. Qui la siccità ha colpito duramente, facendo registrare un calo di produzione del 20% rispetto al potenziale medio. A rendere ancora più critico il quadro è la scarsa piovosità che ha reso quasi impossibile il recupero delle colture.

Situazione altalenante anche in Sicilia, dove si mantiene una buona qualità del raccolto, ma con volumi inferiori alle attese. Meglio, invece, il quadro in Molise e Basilicata, dove le rese si attestano in linea con le medie stagionali.

Anche il Centro e il Nord Italia hanno dovuto fare i conti con un clima imprevedibile. In Emilia-Romagna e Veneto, i ristagni idrici hanno inciso pesantemente, contribuendo a un calo stimato tra il 15% e il 20% della produzione.

A peggiorare la situazione per gli agricoltori, già alle prese con i costi crescenti e rese deludenti, ci sono i prezzi di mercato. Le quotazioni del grano duro sono crollate del 13% nell’ultima settimana di giugno, rispetto allo stesso periodo del 2024, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.

La causa? L’ennesima ondata di importazioni di grano straniero a ridosso della trebbiatura. Solo dal Canada, tra le principali fonti estere, sono arrivate quasi 800mila tonnellate di grano duro, oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un incremento del +104%, che contribuisce a destabilizzare il mercato nazionale, facendo crollare i prezzi al momento cruciale della raccolta.

A preoccupare è anche la qualità di questi prodotti: in molti casi provengono da paesi dove si utilizzano fitofarmaci vietati in Europa, come il glifosato in pre-raccolta, ancora ammesso in Canada ma bandito in Italia.

In questo contesto difficile, uno spiraglio arriva dai contratti di filiera, uno strumento che Coldiretti e CAI indicano come fondamentale per garantire redditività e stabilità agli agricoltori. I dati dell’Osservatorio di CAI confermano che dove sono stati attivati, i contratti hanno permesso di offrire prezzi certi e superiori al mercato, con differenziali anche del +25% per produzioni di alta qualità.

Fondamentale però è muoversi per tempo: i contratti di filiera, pur ritirando ogni anno milioni di quintali, hanno capienza limitata e per accedervi è necessario informarsi già in fase di pre-semina.