Cina, ancora in carcere l’attivista per i diritti umani Li Yuhan.

Li Yuhan, foto Frontline Defenders
Li Yuhan, foto Frontline Defenders (frontilinedefenders.org)

Sono passati più di 3 anni da quel fatidico 9 ottobre 2017, giorno d’inizio della detenzione dell’avvocato per i diritti umani Li Yuhan, motivata dalle autorità cinesi per presunte minacce alla sicurezza pubblica.

Tra i casi più eclatanti seguiti dall’avvocata cinese anche la “repressione del gruppo 709” definita da molti analisti come un vero e proprio giro di vite contro avvocati e attivisti per i diritti umani cinesi che, nel corso degli ultimi anni, ha portato all’arresto di circa 300 persone.

Una questione che oggi ha registrato l’intervento della portavoce per gli Affari Esterni dell’UE, Nabila Massrali, per la quale “fonti attendibili indicano che, durante la sua detenzione, la signora Li è stata sottoposta a torture e le sue condizioni di salute si sono gravemente deteriorate durante la detenzione. Chiediamo alla Cina – ha aggiunto la portavoce – di sostenere il diritto internazionale sui diritti umani e il diritto processuale penale cinese, che accorda agli imputati il ​​diritto di essere assistiti da un avvocato di loro scelta, nonché il diritto a un giusto processo”.

LEGGI ANCHE:  Crisi in Ucraina, il punto del Ministero degli Esteri cinese: "Comprendiamo le legittime preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza".

“L’Unione europea – ha concluso la Massrali – chiede l’immediato rilascio della sig.ra Li Yuhan, nonché degli altri avvocati per i diritti umani detenuti e condannati, tra cui Yu Wensheng, Huang Qi, Ge Jueping, Qin Yongmin, Gao Zhisheng, Ilham Tohti, Tashi Wangchuk, Wu Gan e Liu Feiyue”.

Foto di qgadrian da Pixabay