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“Choose Europe for Science”: Bruxelles chiamata a chiarire su fondi a sostegno dell’ideologia woke nelle università.

Il nuovo piano “Choose Europe for Science”, lanciato dal presidente francese Emmanuel Macron lo scorso 5 maggio alla Sorbona, approda tra le maglie del dibattito parlamentare europeo. Un gruppo di eurodeputati del gruppo Identità e Democrazia (PfE), dei Conservatori e Riformisti europei (ECR) e dei Non Iscritti ha presentato un’interrogazione orale alla Commissione, chiedendo chiarimenti sull’utilizzo dei fondi a sostegno della cosiddetta ideologia woke e delle conseguenze culturali che, a loro dire, stanno minacciando l’autonomia accademica nel Vecchio Continente.

“L’iniziativa di Macron – scrivono i firmatari – che prevede un investimento iniziale di 100 milioni di euro, a cui si aggiunge una proposta della Commissione europea di altri 500 milioni, punta a fare dell’Europa una destinazione di riferimento per ricercatori e imprenditori, soprattutto in fuga dagli Stati Uniti, dove la nuova amministrazione Trump ha annunciato tagli significativi alla ricerca. L’obiettivo dichiarato per il 2030 è portare l’investimento in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell’UE”.

Tuttavia, secondo gli interroganti, dietro l’intento di attrarre talenti si celerebbe anche un’inquietudine crescente: quella per la “pervasività del wokismo” nel mondo accademico, ritenuta responsabile, in particolare negli Stati Uniti, di un declino nella qualità della ricerca e della libertà scientifica. Da qui la domanda politica rivolta a Bruxelles: “Quali misure concrete intende adottare la Commissione per contrastare il wokismo e ristabilire l’università come luogo di conoscenza ed eccellenza?”.

Il secondo punto dell’interrogazione chiede invece maggiore trasparenza sulla destinazione dei fondi per le università. Gli eurodeputati vogliono sapere come saranno impiegati concretamente i 500 milioni di euro annunciati dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e, soprattutto, in che misura i benefici ricadranno su ricercatori e studenti europei attraverso migliori condizioni di lavoro, borse di studio, strutture e opportunità.

Il dibattito promette di essere acceso. Se da un lato il rafforzamento della competitività scientifica europea gode di ampio consenso, dall’altro l’accusa di “intrusione ideologica” nelle università riapre una frattura culturale e politica che attraversa tanto l’Atlantico quanto l’Unione.