Centri di detenzione clandestini e torture lungo le frontiere esterne dell’UE.

L’8 dicembre 2022, grazie ad alcune inchieste giornalistiche di Der Spiegel, Le Monde, Domani, Monitor, Sky News, SRF e RFE, è stato portato alla luce l’uso sistematico della tortura nei centri di detenzione clandestini situati lungo i confini dell’UE, in particolare fuori dai confini della Bulgaria, Croazia e Ungheria.

L’indagine, in particolare, ha dimostrato che non si tratta di siti isolati, ma piuttosto parte di un sistema più ampio e che alcuni di essi sono stati finanziati con fondi dell’UE e gestiti da personale di Frontex, come ricordato in una recente interrogazione parlamentare degli eurodeputati Damian Boeselager (Verts/ALE), Tineke Strik (Verts/ALE), Erik Marquardt (Verts/ALE) e Saskia Bricmont (Verts/ALE).

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In risposta ai promtori della richiesta parlamentare, la Commissaria Ylva Johansson ha confermato l’assenza in capo alla Commissione europea di dati statistici sulle persone detenute nei diversi centri, confermando, però, che “la Commissione non fornisce alcun finanziamento” e che “Frontex e il suo personale non conduce né partecipa in tali siti”.

Nell’occasione l’esponente dell’Esecutivo von der Leyen ha poi risposto ai 4 eurodeputati rimarcando che “ai sensi della direttiva sulle condizioni di accoglienza UE un richiedente protezione internazionale può essere trattenuto solo in una serie limitata di circostanze, sulla base di una valutazione individuale e se non è possibile applicare efficacemente altre misure meno coercitive. Secondo la direttiva rimpatri – prosegue – gli Stati membri possono trattenere i cittadini di Paesi terzi per preparare il processo di rimpatrio solo quando non sono possibili altre vie. La Commissione controlla costantemente l’attuazione del quadro giuridico dell’UE negli Stati membri, anche attraverso il meccanismo di valutazione di Schengen, le procedure di infrazione e la Condizione Abilitante Orizzontale per i Fondi Affari Interni. Nell’ambito del Nuovo Patto per la Migrazione e l’Asilo – conclude – la Commissione ha proposto il regolamento sullo screening che prevede un meccanismo di monitoraggio indipendente per garantire il rispetto dei diritti fondamentali”.

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foto European Parliament 2021