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Carceri. Italia e celle bollenti: contro il caldo record arrivano 1.000 congelatori.

In un Paese che siede tra le grandi potenze del G7, la risposta all’emergenza caldo nelle carceri non arriva sotto forma di interventi strutturali, ventilazione adeguata o programmi di umanizzazione degli spazi. Arriva, invece, sotto forma di 1.000 congelatori orizzontali “a pozzetto” acquistati dal Ministero della Giustizia e destinati agli istituti penitenziari di tutta Italia.

L’iniziativa – annunciata in piena ondata di calore – è stata presentata come un gesto “concreto” per offrire sollievo alla popolazione detenuta, ma solleva più di un interrogativo sullo stato reale delle politiche carcerarie nel nostro Paese.

Promossa dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dal capo del DAP Stefano Carmine De Michele, la misura punta a garantire la conservazione di alimenti e bevande refrigerate nelle sezioni detentive, con l’obiettivo di alleviare il disagio causato dalle temperature estreme. Un gesto “di attenzione e umanità”, secondo il Ministero, in linea con la Costituzione e i diritti delle persone ristrette.

Ma la scelta di ricorrere ai congelatori evidenzia, ancora una volta, la tendenza a tamponare le emergenze senza affrontare le cause profonde delle condizioni critiche negli istituti penitenziari italiani: sovraffollamento cronico, strutture fatiscenti, celle prive di ventilazione e servizi sanitari insufficienti.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, oltre 61.000 persone sono ristrette in carceri che ne potrebbero ospitare poco più di 51.000. Un tasso di sovraffollamento che, unito al caldo record, trasforma le celle in vere e proprie fornaci, senza contare che chi è detenuto nei piani più alti degli istituti penitenziari soffre di più le alte temperature. In questo contesto, l’arrivo di congelatori appare come un intervento simbolico, più utile alla narrazione politica che alla risoluzione reale del problema.

L’Italia, che si presenta sulla scena internazionale come Paese avanzato, membro del G7 e promotore dei diritti umani, quindi, nel 2025, risponde a un’emergenza climatica in carcere con elettrodomestici. Un paradosso che fa emergere le priorità sbilanciate e la mancanza di una strategia seria per garantire condizioni di vita dignitose a chi sconta una pena.

Nel frattempo, l’estate avanza. E nei penitenziari italiani, tra pareti di cemento e letti a castello, si aspetta un po’ di refrigerio. Dal pozzetto.