Sardegna

Cannabis e giovani, l’allarme dell’Ordine dei Medici: “Rischio infarto e ictus, non è una sostanza innocua”.

Non solo danni neuropsichiatrici: la cannabis rappresenta un pericolo concreto anche per la salute cardiovascolare, soprattutto tra i giovani. A lanciare l’allarme è il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Stefano De Lillo, che, commentando i risultati dello studio americano JACC Advances, sottolinea come il consumo di cannabinoidi aumenti in modo significativo il rischio di infarto, ictus, fibrillazione atriale e aritmie, anche in soggetti sotto i 50 anni e in apparente buona salute.

“Se prima si poteva ancora discutere degli effetti della cannabis, oggi gli studi parlano chiaro: il rischio cardiovascolare è reale e rilevante”, afferma De Lillo, intervistato dall’agenzia Dire. Al centro dell’attenzione, una ricerca retrospettiva su oltre 4,6 milioni di persone, pubblicata su JACC Advances, e una meta-analisi di 12 studi presentata al congresso dell’American College of Cardiology lo scorso marzo a Chicago. Secondo i dati, chi fa uso di cannabis prima dei 50 anni ha una probabilità sei volte superiore di subire un infarto rispetto ai non consumatori.

“La pericolosità della cannabis viene spesso sottovalutata – prosegue De Lillo – ma questi dati ci costringono a un cambio di passo. È evidente come il consumo, anche saltuario, possa aumentare il rischio di eventi ischemici: uno studio pubblicato nel 2024 sul Journal of the American Heart Association ha rilevato un incremento del 25% del rischio di infarto e del 42% di ictus cerebrale tra i consumatori. E non solo: anche un uso occasionale può far salire la probabilità di complicanze del 36% negli uomini sotto i 55 anni e nelle donne sotto i 65”.

Un ulteriore campanello d’allarme arriva da un’indagine apparsa sull’European Heart Journal, che ha osservato un raddoppio dei casi di fibrillazione atriale tra i pazienti che utilizzavano cannabinoidi per scopi terapeutici, rispetto a chi non ne faceva uso. “La fibrillazione atriale è a sua volta una delle principali cause di ictus cerebrale – sottolinea il medico – e questo aggrava ulteriormente il quadro di rischio associato ai cannabinoidi”.

De Lillo invita a un’assunzione di responsabilità da parte di istituzioni, media e operatori sanitari: “La cannabis non può più essere considerata una sostanza ‘leggera’. È tempo che l’opinione pubblica prenda coscienza dei reali pericoli, soprattutto per le giovani generazioni, spesso spinte a minimizzare gli effetti nocivi”.