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Cagliari, Politiche giovanili e disagio: tante parole e poca azione.

A Cagliari, il dibattito sul disagio giovanile e la malamovida, è ormai da anni un tema ricorrente nelle discussioni politiche, ma sebbene le parole non manchino, le azioni concrete sembrano scarseggiare. Il Consiglio e la Giunta comunale, con i suoi consiglieri, assessori e sindaco, dentro e fuori dall’aula, continuano infatti a puntare il dito contro la cosiddetta “malamovida”, il consumo di alcol e stupefacenti tra i giovani, senza voler affrontare in modo serio e strutturato le problematiche che affliggono la gioventù cittadina.

Il refrain di una gioventù che abusa di alcolici e droghe è diventato ormai un leitmotiv, ma sorprendentemente, nessuna delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 23 anni sembra essere riuscita a dare una risposta concreta in termini di servizi per i giovani. Le politiche giovanili, infatti, sono rimaste deboli, frammentate e prive di una visione chiara, limitandosi a interventi superficiali che non affrontano le vere cause di questi comportamenti a rischio. L’ultima amministrazione cittadina che aveva fatto qualcosa di concreto per i giovani resta ancora quella di Emilio Floris che, tra voucher per le idee giovanili e il sostegno per l’affitto degli under30 cagliaritani, aveva fatto grandi cose per la gioventù cagliaritana, peraltro non intaccando le casse comunali con iniziative di scarso impatto e dal facile happy ending.

In questi decenni, infatti, il Comune di Cagliari ha continuato a confermare un pessimo Centro giovani (alzi la mano la famiglia o il giovane under30 che lo conosce), senza mai dare segnali di un cambiamento significativo. Centro (oggi ridenonimato “progetto giovani Cagliari”) tenuto in vita grazie a copiosi affidamenti diretti, manifestazioni di interesse deserte, proroghe e bandi triennali dove oltre il 90% delle risorse destinate agli spazi giovanili sono state canalizzate in costi per i dipendenti, piuttosto che in azioni concrete per coinvolgere e formare i giovani.

Nonostante la presenza di un apposito Assessorato con delega alle politiche giovanili, ancora, le risorse per i giovani continuano ad essere gestite dall’assessorato alle politiche sociali, come se la gioventù fosse più un problema che una risorsa. Ma in Consiglio comunale non si riesce ad andare oltre lo stereotipo del giovane che “abusa di sostanze”. Nel contempo, invece, continua a mancare la minima assunzione di responsabilità da parte della classe dirigente locale per questo lassismo, in corso da oltre 4 lustri, sul fronte della gioventù cittadina.

Ma la gestione dei fondi pubblici non è l’unica carenza. Un altro aspetto inquietante è la totale mancanza di sinergia con le organizzazioni qualificate del territorio in materia di politiche giovanili. Organizzazioni che, nonostante la loro esperienza e il loro impegno, sono costrette a lavorare in solitaria, senza un adeguato supporto istituzionale. Eppure, ad ogni conferenza internazionale e locale, non manca la puntuale partecipazione di assessori o altri rappresentanti del Comune, pronti a condividere la solita “narrazione autocelebrativa” circa l’impegno dell’istituzione cittadina verso l’inclusione dei giovani. Insomma, le solite cazzate!

Invece di limitarsi a “parlare” del problema, forse, sarebbe ora che il Comune di Cagliari, si facesse carico di una seria riflessione sulle politiche giovanili. Serve, dunque, un cambiamento radicale nella visione e nelle azioni. Altro che inutile consulta giovanile… Cagliari ha bisogno di un progetto serio per i suoi giovani, che non si limiti a spot mediatici e dichiarazioni temporanee, ma che si basi su politiche integrate, concrete e sostenibili nel lungo periodo.

Ad oggi, purtroppo, il futuro dei giovani cagliaritani sembra restare nel limbo, tra dichiarazioni autoreferenziali e politiche assenti o, quando va bene, inefficaci. La città, non dovrebbe sorprendere, rischia di continuare a non dare ai suoi giovani quel sostegno che meriterebbero, perpetuando un modello che non ha mai saputo valorizzare adeguatamente il capitale umano più prezioso: le nuove generazioni.

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