Bruxelles sotto i riflettori: influenze ideologiche sui finanziamenti UE alle ONG.
Può considerarsi coerente e trasparente il processo di valutazione delle tante calls promosse dall’Unione europea nel settore del no profit? A domandarlo alla Commissione europea è stato il deputato europeo Georg Mayer del gruppo dei Patrioti per l’Europea, sollevando dubbi sull’imparzialità del sostegno finanziario dell’UE alle organizzazioni della società civile. Una realtà di fatto pensando ad alcuni programmi Ue, capace di escludere “dalla bolla autoreferenziale europea” organizzazioni competenti e progetti dal potenziale impatto. Notevole, infatti, il crescente numero dei cosiddetti “redress case” inviati dalle tante organizzazioni in giro per l’Europa escluse di fatto dai finanziamenti europei.
Non sorprende, inoltre, la richiesta di Mayer sui numeri delle organizzazioni coinvolte nei processi decisionali della Commissione europea in qualità di consulenti, partner di progetto e stakeholder. Potenziali interferenze capaci di influenzare unilaterlamente il dibattito pubblico a danno dell’interesse generale.
Difficile, leggendo la risposta della Commissione von der Leyen, notare la minima autocritica. Per il commissario Serafin, infatti, “non esistono dati specifici sul numero di ONG coinvolte nei processi decisionali dal 2018″. Tuttavia, la Commissione ribadisce il proprio impegno a garantire una governance trasparente, inclusiva e basata su analisi fondate, in linea con i principi del “better regulation”.
Sulla questione delle possibili campagne contro determinate correnti ideologiche, l’esecutivo europeo ha poi negato di essere a conoscenza di organizzazioni finanziate che abbiano promosso narrative ostili a posizioni populiste o conservatrici. “I beneficiari dei fondi, precisa la Commissione, sono unicamente responsabili delle proprie opinioni. Eventuali violazioni gravi, come comportamenti professionali scorretti o contravvenzioni ai valori dell’UE, possono comportare la sospensione o la revoca dei finanziamenti, come previsto dai regolamenti in vigore”.
La Commissione ha inoltre ricordato l’esistenza di linee guida specifiche che delimitano le attività ammissibili ai finanziamenti, sottolineando che il sostegno alla partecipazione della società civile nei processi di policy resta un obiettivo legittimo e stabilito dai co-legislatori europei.
Ma, come rilevato in più occasioni in presenza di scandali scoppiati dalle parti delle istituzioni europee, l’interrogazione riaccende il dibattito sull’equilibrio tra pluralismo democratico e utilizzo dei fondi pubblici europei, in un momento in cui il ruolo delle ONG nel panorama politico europeo è sempre più centrale.
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