Bruxelles nella bufera per i finanziamenti ai media “di sinistra”.
Un gruppo di eurodeputati del gruppo dei Patrioti per l’Europa ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione Europea per chiedere chiarimenti sui finanziamenti concessi, attraverso diversi programmi culturali e mediatici, a SPHERA, un consorzio di testate giornalistiche che si definisce indipendente.
Secondo i firmatari — Catherine Griset, Thierry Mariani, Mathilde Androuët, Jean-Paul Garraud, Rody Tolassy, Aleksandar Nikolic e Julie Rechagneux — alcuni dei media coinvolti avrebbero in realtà una chiara connotazione ideologica, in particolare una vicinanza alla sinistra radicale.
L’accusa: “Media politicizzati e sostegno a un’unica visione ideologica”.
L’interrogazione cita come esempio StreetPress, testata francese inclusa nel progetto SPHERA, accusata dagli eurodeputati di diffondere contenuti “ideologici”. In particolare, gli eurodeputati segnalano un articolo cofinanziato dalla Commissione su un rapper ghanese in Grecia, descritto come un “reportage militante”.
Per i deputati del gruppo PfE, questo tipo di finanziamenti rappresenta “una forma di interferenza politica e di sostegno sistematico a una sola corrente ideologica”, in contrasto con il principio di pluralismo dell’informazione che l’Unione Europea dichiara di difendere.
“Pluralismo a senso unico”: i dubbi sulla neutralità europea. I media euroscettici restano esclusi dai fondi Ue.
Nel testo dell’interrogazione, gli eurodeputati denunciano una “selettività” dei programmi europei che finirebbe per escludere le voci conservatrici o euroscettiche. Tale atteggiamento, scrivono, “mina la fiducia dei cittadini e mette in discussione la reale neutralità della Commissione”.
La critica si concentra soprattutto sull’uso del termine “diversità”, considerato ormai limitato “a una sola categoria di opinioni politiche”.
Le domande poste alla Commissione von der Leyen.
Telefonata, quindi, la richiesta di chiarimenti all’Esecutivo europeo, circa la legittimità dei criteri di neutralità e accesso ai fondi europei, come, per esempio, al programma Creative Europe: “Come giustifica la Commissione il finanziamento mirato a tali media a fronte del suo ruolo di “garante della neutralità e della diversità? – scrivono gli esponenti patrioti -. Quali strumenti o meccanismi garantiscono anche ai media euroscettici di accedere ai fondi Ue? Intende la Commissione garantire che i criteri di diversità non siano limitati a una sola visione politica, per difendere il pluralismo dell’informazione in Europa?”.
Attesa per la risposta di Bruxelles.
La Commissione dovrà ora rispondere ufficialmente all’interrogazione scritta secondo le procedure del Parlamento europeo. L’iniziativa rilancia un tema ricorrente nel dibattito politico comunitario: quello della neutralità dell’informazione finanziata con fondi pubblici e del vero significato di “pluralismo” nel contesto dei programmi europei per i media.
Ma, guardando alle milestones raggiunte dalla Commissione von der Leyen negli ultimi anni, l’impressione è che tale impianto escludente verso il pluralismo dell’informazione rimarrà inalterato in Ue.
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