Europa

Bruxelles, l’UE stringe ancora con l’Azerbaigian: cooperazione energetica con un regime autoritario.

Mentre l’Unione Europea rivendica i suoi valori democratici e il rispetto dei diritti umani, a Bruxelles si rafforza una cooperazione strategica con un Paese che di democratico ha ben poco: l’Azerbaigian, guidato da decenni con mano autoritaria dalla famiglia Aliyev.

Dopo l’accordo di partnership siglato nel corso del primo mandato von er Leyen, il commissario europeo all’Energia e all’Abitazione, Dan Jørgensen, ha ricevuto il ministro azero dell’Energia, Parviz Shabazov, per un nuovo round del Dialogo energetico UE-Azerbaigian. Al centro dell’incontro, la collaborazione sulle forniture di gas — attraverso il Corridoio Meridionale — e lo sviluppo di progetti nel campo dell’energia rinnovabile.

Occasione diplomatica per rimarcare i doppi standard Ue: “L’Azerbaigian è un partner affidabile per la sicurezza energetica dell’Europa”, ha dichiarato Jørgensen, sottolineando anche il lavoro comune su rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di metano. Nel frattempo, pazienza se nel Paese caucasico l’opposizione e la stampa libera sono perseguiti con il pungo di ferro.

Ma l’entusiasmo diplomatico della “Commissione di Ursula” non può non continuare a scontrarsi con una realtà politica difficile da ignorare: l’Azerbaigian è da anni al centro di denunce da parte di ONG internazionali per repressione dell’opposizione, controllo totale dei media, elezioni truccate e gravi violazioni dei diritti umani, come testimoniano anche i recenti rapporti di Freedom House e Amnesty International.

Proprio mentre Bruxelles dichiara guerra alle autocrazie e difende l’Ucraina dall’invasione russa, spendendo peraltro miliardi per finanziare uno dei Paesi più corrotti del mondo come l’Ucraina, si rafforza un’alleanza energetica con un regime autoritario, il cui presidente Ilham Aliyev continua a governare senza reali contrappesi democratici. Una contraddizione che sta di fatto indebolendo la credibilità internazionale dell’Unione, soprattutto agli occhi delle opinioni pubbliche europee sempre più sensibili alla coerenza etica delle politiche comunitarie.

Mentre l’UE guarda all’Azerbaigian per affrancarsi dal gas russo, la domanda resta: a quale prezzo? E soprattutto, fino a che punto l’Unione è disposta a sacrificare i propri valori sull’altare della realpolitik energetica?