Bestemmiare costa caro, ma “fa del bene”: a Fontanelle un bar trasforma le imprecazioni in solidarietà.
In un bar della provincia trevigiana, imprecare ha un prezzo: un euro a bestemmia. Ma il conto, invece di pesare sulla coscienza, finisce per alleggerire quella degli altri. È l’idea originale dei gestori di un locale a Fontanelle, piccolo comune di 5634 anime in provincia di Treviso, che hanno deciso di trasformare un’abitudine poco edificante in un gesto di beneficenza.
Il regolamento è semplice: ogni volta che un cliente si lascia sfuggire una bestemmia, scatta la “multa” simbolica da un euro. In poche settimane, grazie alla partecipazione—volente o nolente—degli avventori, sono già stati raccolti 149 euro, interamente devoluti a un’associazione locale impegnata nell’assistenza ad anziani e malati.
Secondo i gestori, la cifra potrebbe essere in realtà ben più alta, se si tenesse conto di tutte le infrazioni non verbalmente registrate. Ma, precisano con ironia, “non vogliamo mettere i microfoni sotto i tavoli”.
L’iniziativa non è del tutto nuova nel territorio: un esperimento simile era stato lanciato a Castello di Godego qualche anno fa, dove addirittura si applicava una sorta di “abbonamento”: tre bestemmie al prezzo scontato di 2,50 euro.
Nel frattempo, i clienti sembrano aver preso con filosofia l’inedita tassa etica. Qualcuno paga senza battere ciglio, altri cercano di trattenersi. Tutti, però, sanno che se proprio una bestemmia deve uscire, almeno servirà a fare del bene.
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