Atlete transgender nello sport femminile, la Commissione UE ribadisce: “Autonomia alle federazioni sportive”.
La partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili continua a far discutere, anche in ambito europeo. Dopo la recente decisione del presidente statunitense Donald Trump, che con un ordine esecutivo ha vietato la presenza di atlete transgender negli sport femminili scolastici e universitari, il tema è approdato anche in Parlamento europeo attraverso un’interrogazione presentata da diversi eurodeputati del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.
Gli interroganti hanno chiesto alla Commissione europea se ritenga che le differenze nei criteri adottati dalle varie federazioni sportive del continente possano compromettere la parità nelle competizioni femminili. Inoltre, è stato chiesto se non sia il caso di prendere esempio dal modello statunitense per avviare un’iniziativa europea volta a valutare eventuali vantaggi fisiologici e garantire equità nello sport.
La risposta della Commissione, firmata da Glenn Micallef e datata 11 aprile 2025, è chiara: l’Unione europea resta fermamente impegnata a promuovere uguaglianza, diversità e inclusione. A testimoniarlo – ovviamente secondo la narrazione dell’Esecutivo von der Leyen – sono la Strategia per la parità di genere e quella per l’uguaglianza LGBTIQ, entrambe in vigore fino al 2025 e già previste per un rinnovo oltre tale data.
Tuttavia, Bruxelles rimarca anche il principio fondamentale dell’autonomia dello sport: spetta infatti a ciascuna disciplina e al relativo organo direttivo stabilire le regole di partecipazione degli atleti alle competizioni. La Commissione richiama in questo senso il quadro elaborato dal Comitato Olimpico Internazionale, che propone dieci principi guida per aiutare le federazioni a definire politiche rispettose dell’equità, dell’inclusione e della non discriminazione legate all’identità di genere e alle caratteristiche sessuali.
In sintesi, l’UE non intende imporre un modello unico, ma sostiene l’elaborazione di regole eque attraverso il confronto tra scienza, inclusività e specificità sportiva.