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Ambasciatori della legalità in aula, mentre in Consiglio volano milioni tra affidamenti diretti e clientele.

Bambini sorridenti, attestati in mano e parole solenni sulla legalità: è questo lo scenario andato in scena oggi al Consiglio regionale, dove il presidente Piero Comandini ha consegnato i riconoscimenti di “Ambasciatori della legalità 2025” agli alunni delle scuole di Escalaplano e San Nicolò Gerrei. “Siete già cittadini – ha detto il presidente rivolgendosi ai piccoli – avete il compito di denunciare soprusi e violenze”. Un messaggio nobile, almeno in apparenza.

Già, perché mentre si celebra l’educazione alla legalità tra le mura istituzionali, quegli stessi spazi sono stati teatro, fino a pochi mesi fa, di pratiche tutt’altro che trasparenti. È infatti difficile non notare la contraddizione tra la retorica della legalità e i contenuti della manovra finanziaria di aprile e dell’ultima variazione di bilancio approvata a fine 2024, che hanno visto il Consiglio regionale – proprio sotto la guida della maggioranza di Alessandra Todde e con Comandini alla presidenza del Consiglio – autorizzare una raffica di emendamenti “puntuali”, destinati a distribuire oltre 200 milioni di euro senza bandi, controlli né criteri oggettivi.

Parliamo di affidamenti diretti, contributi su misura, e fondi regalati a enti, associazioni e soggetti privati spesso vicini a chi quegli emendamenti li ha firmati. Una pioggia di soldi pubblici gestita in nome dell’interesse particolare, più che di quello collettivo. Altro che cultura della legalità!

E mentre i giovani studenti visitano l’aula consiliare ascoltando parole di civiltà, trasparenza e giustizia, quel luogo resta segnato da logiche clientelari e pratiche opache che nulla hanno a che fare con i valori dei giudici Falcone e Borsellino, citati durante la cerimonia. “La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”, è stato ricordato durante l’incontro, evocando la celebre frase di Gesualdo Bufalino. Peccato, però, che a vincere, in certi uffici pubblici, sembri ancora la furbizia travestita da politica.

Legalità non è solo una parola da insegnare ai bambini. È, prima di tutto, un dovere da praticare ogni giorno da parte di chi rappresenta le istituzioni. E in Sardegna, il Consiglio regionale farebbe bene a ripartire da lì.