Abuso potenziale dei fondi Erasmus+: inaccessibilità e rischi di una gestione opaca in aumento.
Recenti segnalazioni dei media hanno sollevato dubbi su possibili abusi legati al programma Erasmus+, con alcune organizzazioni, specialmente in alcuni Paesi, come la Turchia, accusate di sfruttare fraudolentemente i fondi destinati alla mobilità giovanile e educativa. Il meccanismo descritto coinvolge il reclutamento di studenti per costituire organizzazioni non governative o gruppi giovanili informali, che poi presentano richieste di finanziamento, pur non gestendo direttamente né i fondi né le attività previste. In molti casi, i fondi vengono mal gestiti o deviati attraverso società affiliate, con bilanci gonfiati e spese distorte, senza che vengano effettivamente realizzate le attività culturali o educative previste.
A ciò si aggiunge la crescente inaccessibilità delle opportunità Erasmus+, un tema che preoccupa molte organizzazioni giovanili e istituzioni educative. Le difficoltà per accedere ai fondi sono sempre più evidenti, non solo a causa della complessità burocratica (più volte rilevata anche dalla Commissione CULT del Parlamento europeo), ma anche per la crescente autoreferenzialità delle agenzie nazionali che gestiscono i progetti. In molte circostanze, i valutatori, spesso provenienti da aziende esterne alle agenzie stesse, appaiono sempre più distaccati dalle reali necessità e dalla trasparenza, suscitando dubbi sulla correttezza e sull’efficacia del processo di selezione.
Di fronte a queste problematiche, la Commissione Europea è chiamata a prendere misure decisive per rafforzare la supervisione finanziaria e prevenire l’abuso dei fondi Erasmus+. Non solo è necessario un intervento per migliorare l’auditing e i meccanismi di responsabilità, ma anche per ridurre il rischio di sfruttamento da parte di attori intermediari poco trasparenti che gestiscono, in maniera opaca, i fondi destinati a promuovere l’internazionalizzazione e la mobilità dei giovani europei.
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