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A 17 anni racconta la Sardegna con i piatti, Michele Porcheddu: “La mia cucina è passione, storia e identità”.

A soli 17 anni, Michele Porcheddu ha già le idee chiare, una passione coltivata fin da bambino e un profilo Instagram seguito da centinaia di persone, dove tra una ricetta tradizionale e un approfondimento sulle scienze degli alimenti, racconta con entusiasmo la sua Sardegna.

Nato e cresciuto a Thiesi, studente dell’istituto alberghiero di Alghero, questo giovane gastronomo ha fatto della cucina non solo una vocazione, ma anche un mezzo per conoscere, valorizzare e trasmettere la cultura del cibo.

Durante la pandemia ha iniziato a pubblicare contenuti online “per gioco”, oggi scrive per testate giornalistiche, ha pubblicato un libro, ha fatto radio e organizza eventi enogastronomici. Con umiltà e determinazione, ci ricorda che seguire le proprie passioni è ancora possibile, anche in un’Isola escludente per i giovani e in settore competitivo come quello della gastronomia.

Ciamo Michele, come è nata la tua passione per la cucina e cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso a soli 17 anni?

Ho sempre avuto la passione per la cucina. Da piccolo rimanevo ipnotizzato guardando i miei genitori cucinare, mi divertivo a giocare con la mia cucina giocattolo e con la plastilina per creare “piatti” e cibi”.

Come è nato il tuo profilo Instagram e cosa ti ha spinto a utilizzarlo per condividere contenuti sulla gastronomia?

“Durante la pandemia scorrevo sui social e vedevo tante persone farsi video mentre cucinavano e mi sono detto: “ Anche io so fare qualcosa voglio provarci anche io” e cosi ho iniziato a condividere ricette, poi più avanti ho conosciuto e studiato la storia della gastronomia e ho iniziato a condividere anche quello, quando mi sono iscritto nell’istituto alberghiero di Alghero ho iniziato aanche a studiare le Scienze degli Alimenti e quindi ho deciso di condividere consigli su questa materia”.

Quali sono stati i momenti più gratificanti della tua esperienza sui social e come riesci a mantenere un legame con i tuoi coetanei attraverso il tuo profilo?

Vedere molte persone che mi seguono è molto gratificante, grazie ai social ho potuto fare esperienze che mai avrei pensato, scrivere per testate giornalistiche e, ancora, aver avuto l’onore di conoscere e intervistare tante persone del mondo della gastronomia in radio, aver pubblicato un piccolo libro di cucina e organizzato degli stand enogastronomici della Bastida di Sorres 2024. Ancora, mi fa davvero piacere quando le persone del mio paese, Thiesi, mi fermano per dirmi che sono un orgoglio per la comunità: è una grande soddisfazione sapere che ciò che faccio è apprezzato”.

Michele Porcheddu
Michele Porcheddu

Quali tradizioni culinarie sarde ritieni debbano essere preservate e trasmesse alle nuove generazioni?

“La gastronomia sarda è tutta da preservare e trasmettere, il problema è che in Sardegna non abbiamo un ricettario con ricette uniche ma ogni famiglia di ogni paese/città ha una ricetta diversa di ogni piatto quindi è un po’ complicato tramandare queste ricette, ma si può tramandare però la voglia di conoscere le ricette e di farsi una cultura per essere orgogliosi e consapevoli dell’isola in cui viviamo”.

Come pensi che la gastronomia possa diventare un’opportunità per i giovani in Sardegna e in Italia?

Il mondo della gastronomia è molto ampio, però basta pensare a quando siamo seduti a tavola in famiglia. La cucina unisce. Ma se parliamo di gastronomia intendiamo non solo cucinare e mangiare ma anche studiare e conoscere ciò che stiamo mangiando e la gastronomia italiana ha un sacco di cose da scoprire”.

Che idea ti sei fatto del sistema educativo per quanto riguarda la formazione professionale e le opportunità per i giovani nel settore della gastronomia?

In questo settore in Sardegna siamo molto fortunati perché siamo una regione molto turistica ma allo stesso tempo si fanno orari massacranti con salari bassi per non parlare del fatto che il lavoro in Sardegna è principalmente stagionale. Quindi se qualcuno vuole lavorare tutto l’anno è più difficile trovare un lavoro in questo settore. Le scuole professionali sono ottime per chi ha voglia di lavorare e imparare un mestiere. Per me vanno bene così non cambierei niente a parte l’obbligo di fare un periodo di alternanza Scuola-Lavoro”.

Cosa suggeriresti per migliorare l’accesso a percorsi di formazione specializzati, in particolare per chi è interessato alla gastronomia?

Bisognerebbe invogliare i giovani a lavorare, sicuramente facendo fare turni massacranti non si incitano a intraprendere questo percorso”.

Qual è il tuo consiglio per i giovani che vorrebbero intraprendere una carriera simile alla tua, ma non sanno da dove iniziare?

Michele Porcheddu
Michele Porcheddu

“Bisogna buttarsi senza avere paura di sbagliare, essere pronti a ricevere critiche per ciò che si fa. L’importante è fare tutto con passione e buona volontà. Magari iniziare a farsi una cultura generale sull’enogastronomia è un buon punto di partenza”.

Qual è la tua visione riguardo all’importanza di seguire le proprie passioni e di mettersi in gioco, anche in un campo così competitivo come la gastronomia?

“Se sì ha passione in ciò che si fa gli obbiettivi si raggiungono sempre, purtroppo in questo campo c’è tanta competizione ma bisogna saper prendere insegnamenti dai propri “rivali”.