25 aprile, festa della Liberazione. Celebrazioni e retorica, mentre in Consiglio si premiano lobby locali con denaro pubblico.
Mentre in piazza si parla di libertà, memoria e Resistenza, nelle stanze del potere si continuano a distribuire milioni di euro alle proprie clientele politiche. È l’amara contraddizione di questo 25 aprile, giornata simbolo della liberazione dal nazifascismo, infangata da una politica che, pur sventolando i valori della Costituzione, nei fatti li tradisce.
A Nuoro, la presidente della Regione Alessandra Todde ha reso omaggio ai caduti della Resistenza nel Sacrario Militare, celebrando l’ottantesimo anniversario della Liberazione con parole forti contro ogni rigurgito di fascismo. Accanto a lei, le massime autorità civili, militari e religiose del territorio. Un messaggio chiaro: “La Resistenza ci ha lasciato un’eredità di libertà, dignità e democrazia. Difenderla significa attuare pienamente la Costituzione”, ha dichiarato Todde. E ha aggiunto: “Anche la Sardegna ha dato un contributo fondamentale alla lotta partigiana, che non fu solo guerra ma risveglio delle coscienze”.
Toni solenni anche a Cagliari, dove il Presidente del Consiglio regionale Piero Comandini ha ricordato i 4000 sardi che presero parte alla Resistenza, sottolineando l’importanza di portare avanti quotidianamente i valori della pace e della democrazia. “Celebriamo la storia, la patria, la Sardegna, i sardi e chi ogni giorno combatte per la libertà”, ha detto.
Eppure, lo stesso Consiglio regionale che oggi si fa custode della memoria antifascista, è protagonista – nei fatti – di un uso ben poco trasparente delle risorse pubbliche. Con l’ultima manovra finanziaria sono stati assegnati 178 milioni di euro attraverso i cosiddetti emendamenti puntuali, veri e propri affidamenti diretti imposti dai consiglieri regionali. A questi si aggiungono oltre 22 milioni di euro distribuiti con l’assestamento di bilancio 2024, sempre secondo la medesima logica.
Non si tratta di scelte condivise o progettualità strutturate ma, piuttosto, di elargizioni a pioggia, che premiano territori e soggetti vicini ai singoli esponenti politici, in un cortocircuito tra rappresentanza istituzionale e interessi particolari. Perchè un classe dirigente locale che celebra oggi il 25 aprile deve continuare a finanziare il rinnovo dei “parchi auto” e degli infissi di qualche ordine religioso? E mentre si celebra la democrazia nata dalla Resistenza, si svilisce il principio stesso di equità e trasparenza nell’uso del denaro pubblico.
Una politica che si dice antifascista ma che continua a riprodurre pratiche clientelari, ben lontane dallo spirito della Costituzione, riproponendo, con puntualità, il dominio (anch’esso totalitario) delle lobby locali, sempre meno capaci e innovative.