Salute, ambiente e disoccupazione le preoccupazioni della Generazione Z.

A un anno dall’inizio della pandemia i giovani italiani sono preoccupati per le prospettive lavorative e finanziarie, mentre cresce l’attivismo ambientale della GenZ, nonché una ritrovata sensibilità sulle discriminazioni legate al genere, all’etnia e all’orientamento sessuale. È questo il quadro che emerge dalla Millennial Survey 2021 di Deloitte, che ha fatto il punto sul “sentiment” dei giovani nati tra nati tra il 1995 e il 2003.

“Ogni anno – spiega Fabio Pompei della Deloitte Italia – ciò che emerge dalla Millennial Survey ci serve per sintonizzarci con la parte più giovane del Paese e per capire in che direzione andrà il mondo: i giovani sono concentrati sempre più sulle questioni ambientali e di responsabilità sociale. Allo stesso tempo, però, emerge una certa sfiducia nei confronti delle imprese e della loro capacità di fare la differenza su questi temi: è un monito di cui tutto il mondo del business deve tenere conto”. “Soprattutto ora che con il Pnrr abbiamo davvero l’opportunità di conciliare il bisogno di ritorno alla crescita con la possibilità di rendere più sostenibile la nostra economia”.

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Giovani sempre più attenti al rispetto dell’ambiente e alla questione del cambiamento climatico: è un trend che si afferma a livello globale soprattutto tra i giovanissimi della GenZ. Per il 31% dei GenZ in Italia bisogna agire sulle questioni ambientali, mentre il 60% degli intervistati teme che l’impegno delle imprese per aiutare a combattere il cambiamento climatico sarà messo in secondo piano dalle sfide economiche generate dalla pandemia.

I ragazzi e le ragazze italiane, infatti, sono più preoccupati dei loro coetanei di altri Paesi per il lavoro: il 39% degli intervistati teme la disoccupazione. Un dato significativamente più alto di quello globale, che si ferma al 27%. Per la GenZ, che comincia con grandi difficoltà ad affacciarsi sul mercato del lavoro, la disoccupazione è un tema rilevante: costituisce una preoccupazione per il 35% degli italiani contro una media del 25% rilevata per il campione globale. I giovani italiani, infatti, sono più pessimisti dell’anno scorso sulle prospettive economiche e sociali del Paese: più del 50% afferma che l’economia nazionale peggiorerà nel corso dell’anno.

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Diminuisce anche la job loyalty, ovvero il sentimento di appartenenza che spinge i giovani a rimanere fedeli al proprio datore di lavoro.

I ragazzi e le ragazze italiani, inoltre, sono più scettici della media globale quando si tratta di scommettere sull’attivismo ambientale post-pandemico: solo il 31% della GenZ (contro il 40% della media globale) ritiene che l’impegno delle persone in materia di questioni ambientali e climatiche aumenterà dopo la pandemia.
Allo stesso tempo, però, la GenZ italiana, e in misura minore i Millennial, si dichiara più impegnata dei coetanei di altri Paesi nel tentativo di educare e cambiare le opinioni di chi li circonda.

Dati che esprimono una fiducia limitata nei confronti delle generazioni “senior” e, a conferma di ciò, il 53% della GenZ in Italia pensa che stiano “ostacolando il progresso”.

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