Stato di diritto: Il PE citerà in giudizio la Commissione per inadempienza.

Cresce il rischio di assistere al crescente uso improprio dei fondi UE da parte degli Stati membri, in barba al regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto. Questa la denuncia del Parlamento europeo che oggi ha affidato al Presidente David Sassoli l’incarico di invitare la Commissione europea ad adempiere entro due settimane agli obblighi previsti dal regolamento. Un dispositivo che, nonostante sia in vigore dal 1° gennaio 2021, non ha registrato alcuna misura da parte della Commissione entro il termine dello scorso 1° giugno, formalizzata dal Parlamento nella risoluzione del 25 marzo, per mettere a punto le linee guida sull’applicazione del regolamento. Ciò, ricorda l’Eurocamera “costituisce una base sufficiente per intraprendere un’azione legale contro la Commissione ai sensi dell’articolo 265 TFUE”.

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Incarico formalizzato grazie alla risoluzione adottata oggi con 506 voti favorevoli, 150 contrari e 28 astensioni. Un segno inequivocabile della volontà del Parlamento europeo di impedire agli Stati membri sprezzanti dello Stato di diritto di poter ricevere fondi dall’Unione europea.

I deputati, ancora, hanno esortato la Commissione a reagire rapidamente alle gravi violazioni dei principi dello Stato di diritto in alcuni Stati membri (Polonia e Ungheria in testa) tali da costituire un grave pericolo per la distribuzione equa, legale e imparziale dei fondi dell’UE.

Commissione che per gli eurodeputati dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione – compresa la procedura prevista dall’articolo 7 del trattato UE, il quadro sullo Stato di diritto e le procedure di infrazione – per affrontare le persistenti violazioni della democrazia e dei diritti fondamentali nell’Unione, compresi gli attacchi contro la libertà dei media e i giornalisti, i migranti, i diritti delle donne, i diritti delle persone LGBTQI+ e la libertà di associazione e di riunione.

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Il regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto, progettato per proteggere i fondi UE dal possibile uso improprio da parte dei governi degli Stati membri, è entrato in vigore il 1° gennaio 2021. Il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di ritardarne l’applicazione in modo che gli Stati membri potessero impugnarlo davanti alla Corte di giustizia UE (la Polonia e l’Ungheria lo hanno fatto l’11 marzo 2021) e fino a quando la Commissione non avesse sviluppato linee guida specifiche per l’applicazione.

In una risoluzione adottata lo scorso marzo, il Parlamento aveva però ribadito che le conclusioni del Consiglio europeo in materia non potevano sortire alcun effetto giuridico e che l’applicazione del nuovo regolamento non può doveva essere soggetta ad alcuna linea guida. Indicazioni che non sono state adottate entro il 1° giugno da parte della Commissione europea.

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Foto © Portuguese Presidency of the Council of the European Union 2021 – Antonio Pedro Santos/Lusa